giovedì 26 dicembre 2013

ManifestoLab_2.0_3: Un sostegno per i momenti difficili


Come ogni anno le segnalazioni sulla mancanza di coperture di sostegno arrivano a ChiedoAsilo ed agli organi di rappresentanza delle famiglie. Non è difficile scandalizzarsi per queste situazioni, è facile pensare che bambini con esigenze particolari debbano essere aiutati, accolti. E' un bisogno per chi si trova protagonista di una esperienza simile, è una garanzia per chi ne è solo spettatore (e non protagonista, per puro caso).

A Settembre è apparsa la notizia che diversi bambini erano stati ritirati da una classe prima elementare a causa della presenza di un bambino autistico.

Qualche settimana fà la denuncia di quanto avviene in Grecia, dove i casi di disabilità sono , per altro in contrasto con le Direttive Europee, ancora relegati in “scuole speciali”. 


Augurandoci che le autorità competenti non si trovino in una condizione di dover abbassare lo sguardo alla richieste delle famiglie, ci affidiamo alle parole di una mamma, direttrice di progetto per una Onlus impegnata nel settore del sostegno, per rimettere al centro della discussione il vero senso del sostegno. Qui di seguito una chiaccherata, libera, sul tema del sostegno nei servizi e nelle scuole.

Il fenomeno dell'isolamento

D: Quando ci siamo incontrate, abbiamo parlato della necessità di contestualizzare la problematica al contesto milanese, quello di una grande città. Secondo te a Milano è più facile trovare queste situazioni di disagio, che rischiano di sfuggire al controllo? Forse in ambienti più piccoli.. 

R: In questa città io mi occupo per lavoro di sostegno a famiglie con fattori di fragilità e di rischio, lavoro in un ambito relativo al rischio di, ad esempio, maltrattamento, ma anche di rischi minori, visto che mi occupo di prevenzione. Milano è un contesto sociale abbastanza degradato dal punto di vista delle relazioni . Il fenomeno dell'isolamento è un fenomeno importante. Quando nasce un bambino a Milano, la mamma da una parte, i parenti in altra zona lontana e già viene a mancare quel minimo supporto familiare, ancora più importante se qualcuno non sta bene, ma anche nella normalità. Poi vi sono tanti stranieri, bambini , che nella scuola e nel tempo che trascorrono all'interno della famiglia, rimangono spesso isolati. Io mi occupo di sostegno alla genitorialità, per mirare al benessere del bambino.

Il sostegno del bambino si trova a scuola, per far vivere meglio il bambino a scuola, ma aiuta a far vivere meglio la famiglia in generale. La Francia si concentra moltissimo sul benessere della famiglia. Quando ci sono bimbi piccoli, ad esempio, tutto è costruito introno al nucleo familiare. Come il concetto della prossimità degli asili, i famosi 200 passi, li sono reali. Da noi non succede. Il sostegno sarebbe anche vedere riunificata la fratria in una zona comoda per i genitori. Spesso il rispetto degli orari senza la contiguità impone il modello “pacchetto postale”: ovvero di corsa a scuola, infilare le ciabattine, svestirli, bacino e poi ognun per se e Dio per tutti.

Per i bambini fino ad una certa età è fondamentale poter avere quel briciolo di calma. Noi assistiamo già normalmente ad un fenomeno di scarsa flessibilità, dove il sistema prevale e le persone un po' scompaiono.

Anche a scuola si fa fatica a capire come funziona la relazione del bambino con l'ambiente che lo circonda. Gli insegnanti non hanno tempo per relazionarsi (oltre le necessità didattiche) e le situazioni di isolamento possono sfuggire. Se poi stiamo parlando di una situazione familiare con disagi fisici o psichici a maggior ragione si tende a rinchiudersi nell'isolamento della propria casa. Quindi il bambino rimane ancora più isolato perchè impara quel modello, e potenzialmente lo riprodurrà da grande. I bambini non sanno come si vive, se vivono quello modello (l'isolamento) quando nascono, quello si portano avanti. Crescendo un confronto con gli altri è inevitabile verso i 7-8 anni, e spesso a quel punto i bambini si trovano impreparati a questo incontro e non riescono ad apprezzare l'esperienza, perchè rimangono a lungo dipendenti dagli stessi genitori. Quindi si arriva a 11-12 anni, possono iniziare anche i momenti di constestazione, legittimi, delle regole familiari, però ormai il bambino è cresciuto immerso nel modello familiare di isolamento per una parte di vita lunga, soprattutto considerando che è la porzione di vita dove il bambino impara di più , sente di più , è più disponibile ad essere flessibile, ad avvicinarsi al mondo, a scoprire, ad interiorizzare. Questo modello rischia quindi di perpetrarsi.

Il coordinamento dei servizi di sostegno nel percorso di vita familiare

D: Per come conosci tu il sistema, non sarebbe bello se ci fosse un approccio al sostegno, o qualcosa di piu utile, che ha come obiettivo l'integrazione dall'isolamento sia per motivi etnici , sia legato una condizione di disagio psicofisico (come ad esempio i sintomi di autismo) che non sia limitato ad un sostegno specifico sul servizio o sulla scuola, ma rientrasse in un sistema di coordinamento generale , che segue la famiglia? Il sostegno segue la famiglia: se questa utilizza un servizio, ritrova all'interno di quello specifico servizio una persona, che continua il progetto di integrazione che il bambino sta portando avanti con la famiglia. Ma quanto siamo lontani da questa cosa? 

R: C'è una grossa spaccatura quando si parla di sostegno sociosanitario ed educativo e sociale, significa interfacciarsi con comune o regione/asl. E' auspicabile che questi due sistemi riescano ad integrarsi in un unico sistema (non solo a livello di pratiche e documenti). Non c'è ancora una comprensione vera ma, sarebbe cosa buona e giusta che questi due enti ragionassero insieme. Intanto si stanno correlando le tipologie di sostegno, vediamo come andrà avanti, i fondi sono quello che sono. Insomma il nostro sistema di base sta cercando di portare avanti delle strategie e questo mi sembra interessante.
Con questi stessi enti si riesce a ragionare, se ci si mette in gruppo, si fa rete, prima dell'estate sono successe delle belle cose con il comune. Ma si assiste anche a momenti di panico perchè subentrano tagli, senza ragionare dove si taglia.

D: Ti riferisci all'apertura di sportelli di supporto presso alcuni servizi all'infanzia, con un assistente sociale disponibile su segnalazione delle educatrici o su richiesta delle famiglie?

R: Si ad esempio, questo è un progetto sperimentale, non di vero e proprio sostegno ma quasi piu di promozione al benessere sociale. La prevenzione deve lavorare in questa fase, prima che esploda in disagio. Alcuni chiedono aiuto, è importante che ci sia qualcuno pronto a cogliere l'attimo, prima che la situazione esploda. C'è sempre la soggezione dell'assistente sociale (è quello che ti porta via i bambini), mentre l'assistente sociale è quella persona che puo' aiutare ed orientare le famiglie su tanti temi (dall'esistenza dei bonus ad esempio). Molti assistenti sociali si fanno in quattro per aiutare queste famiglie, ben oltre i compiti assegnati. 

Le competenze per il sostegno

D: Visto l'ampio spettro delle possibili condizioni che necessitano il sostegno c'è una relazione tra la tipologia del caso specifico e le risorse/la figura che viene messa a sostegno? C'è una condizione per cui, prese le caratteristiche del bambino, si trova un'insegnante di sostegno che ha competenze specifiche per quel tipo di disagio o la formazione è “omologata”?

R: Per quello che vedo e sento, esistono dei casi “illuminati” dove le presidi scelgono delle cooperative con educatori esperti. Ho visto anche assegnazioni fatte per necessità organizzative, senza avere ne competenze ne passione. A volte avere anche solo la passione e il desiderio di entrare in comunicazione con quel bambino, è molto importante. Frequentando un bambino anche disabile, vedi nel tempo, acquistando la sua fiducia, come egli sa comunicare, chiarire, farsi capire. Se hai voglia, allora sarai capace di comunicare con il bambino e con la famiglia che ha voglia di capire, di confrontarsi. Se c'è questa passione, allora bene, altrimenti rischi di fare degli interventi che mettono in difficoltà il bambino in primis e gli adulti.
Il sostegno a scuola è fondamentale. I servizi di neuropsichiatria , le UONPIA hanno delle liste di attesa lunghissime. Oggi piu che mai, psicomotricità e logopedia sono una chiave di svolta per la storia di tanti bambini che hanno anche un moderato ritardo cognitivo, ma che se possono appena appena esercitare in modo piu curato e indirizzato le loro funzioni e le loro capacità, riescono a superare le difficoltà.
Provocatoriamente ti dico che ci sono molti ragazzi che fanno molta fatica ad andare alla scuola media, ai licei e tante intelligenze sprecate per la poca capacità di integrazione dei ragazzi. Quando si parla di bullismo si parla di ragazzi che hanno dei problemi comportamentali non da neuropsichiatria. Sono ragazzi che affiancati da un educatore che un liceo potesse mettere a disposizione, riuscirebbero a svoltare le loro vite. Cosa sto dicendo io con questo sostegno? Tu sei importante, tu hai un valore. Io vedo in te delle capacità. Per mille motivi oggi si sono congelate – non importa cosa sia successo – io vedo che tu potresti ed allora ti affianco , sono qui per te. I ragazzi piu grandi lo vedrebbero con un po' di vergogna ma io porto avanti delle teste dove semplicemente c'è stato un blocco evolutivo. Io sono psicologa non ho voglia di chiudermi dentro a etichette di vario genere e tipo. Anche ragazzi che si fanno male fisicamente: anoressia, tentati suicidi, sono tutti ragazzi che hanno avuto da qualche parte nella loro vita precedente qualche blocco rispetto alla capacità evolutiva. Se noi riuscissimo a cogliere nel presente il disagio e costruire un ponte verso il futuro, tanti ne tireremmo fuori.

Perchè tanto bisogno di sostegno nei nostri giorni

D: Da come ascolto queste tue parole mi si sta definendo un quadro - in realtà io non conosco il meccanismo storico , non conosco l'evoluzione dell'istituzione scolastica negli anni , degli aspetti sociali - in cui la necessità di sostegno si è moltiplicata e diversificata. A questo punto mi viene un dubbio: se il fenomeno è così sfaccettato, multiforme, non è che ci siamo persi qualcosa nell'approccio educativo? O forse non abbiamo colto il cambiamento? 

R: Certo, basta guardare a come si è modificata la concezione dei tempi. Io ho un problema e voglio risolverlo in tempi brevi. Quanto poco siamo oggi ancora capaci di soffrire e di credere in un percors,o che comporta del tempo, ma mi permette di risolvere il problema! Noi siamo - ed i nostri figli ancora di piu - la generazione del “schiaccio un bottone ed ho il caffè pronto”. Credere di portare avanti un percorso ed investirci impegno è uscito dalle nostre abitudini. Rimettere al centro la questione dei tempi: se noi crediamo ad una cosa, dobbiamo investirci del tempo. Fai un esempio: i ragazzi giocano a tennis con un videogioco, e subito pensano di essere dei campioni di tennis. Allora tu cosa fai l'estate dopo? Devi assolutamente mettergli in mano una racchetta vera, perchè se utilizzano il videogioco, senza racchetta in mano, sono tutti campioni. Se un bambino di 6-7 anni non ha il riscontro diretto con la realtà, continuerà a pensare di essere un campione di tennis. Buttare la palla oltre la rete con una racchetta significa anche sudore, fatica, certo anche divertimento. Ma soprattutto significa scendere a patti con la realtà.

Non riesco a scendere dall'aereo!

R: L'altra cosa: non si puo' tagliare incondizionatamente su tutti i fronti. Il sistema deve ragionare e garantire i livelli di base.Se stiamo dicendo che ad esempio Milano è una città in cui siamo tutti molto da soli, l'educatore nella classe è una figura fondamentale perchè fa da ponte con una famiglia “fuori” . In particolare se poi è una famiglia straniera, accolta da noi italiani in modo un po' ostruttivo. Questi bambini che vengono in Italia, non parlano la nostra lingua, fanno una fatica incredibile a scuola. Alcuni dicono che amano solo la scuola ad esempio cinese, dove vanno al sabato ed alla domenica, e quindi si rifiutano di parlare in italiano e restano muti anche in 2 o 3 elementare, a meno che una maestra illuminata non trovi un canale per comunicare con loro. Altri bambini invece fanno l'opposto. Vogliono parlare solo l'italiano e si perdono la loro lingua di origine e la loro tradizione. E quindi i genitori faranno fatica a riconciliarli con la famiglia di origine. Rimangono famiglie spezzate, “mezza di qua e mezza di la”, come fa una mamma ? E' come – metaforicamente- se rimanesse costantemente sull'aereo, non atterra. Perchè vuole stare un po di qua e un po' di la, con i suoi figli e con suo marito e quindi “non atterra”. 

Il sostegno nelle scuole d'infanzia ed in primaria come viene gestito?

R: Esite un percorso che riconosce il diritto di sostegno (un dato monte ore a settimana) al bambino ed alla maestra. Il sostegno al bambino non è mai un sostegno solo al bambino ma alla classe, poi ha impatti benefici anche sulla famiglia. Questo dovrebbe essere conteggiato nei conti economici. Se il bambino sta meglio, l'impatto è positivo per tutta la classe e su tutta la famiglia.
Ora esiste una legge sui bisogni educativi speciali (BES) per casi di dislessia , disgrafia. Hanno avuto un riconoscimento istituzionale. E' vero che aumenta la superficie e la sfaccettatura dei bisogni. Ma noi stiamo andando verso il progresso, non verso il medioevo. Nella riflessione su cosa tagliare lascerei indenne le minime presenze di sportelli di aiuto. Ad esempio per accesso all'UONPIA, per le iscrizioni online. Proverei a pensare a qualcosa che abbia a che fare con la relazione, qualcuno che c'è, al quale rivolgersi. 

E se il sostegno diventa una barriera all'integrazione ?

D: Il mio timore qual'è : siamo in una situazione con 1 maestra, 25 bambini, qualche bisogno speciale, qualche sostegno: l'insegnante forse è la prima che si disinteressa alla comunicazione/relazione con questi bambini dai bisogni speciali. Tanto c'è il sostegno per te. Quindi la maestra diventa la prima a non comunicare, anche inconsapevolmente.

R: Il fragile equilibrio che deve essere costruito si basa sul fatto che il tuo “sostenitore” sia formato, sia una presenza “discreta”. Le figure di sostegno vanno formate, altrimenti creano disturbo. Un bambino che ha un ritardo cognitivo lieve, ne è consapevole. La famiglia deve aiutare a far comprendere che il sostegno non è un'onta ma una cosa buona, una occasione per lui e deve imparare ad utilizzarlo bene. La famiglia non deve sentirsi denigrata. Anche in questo va aiutata la famiglia. L'educatore di sostegno deve essere formato a gestire questa forma di relazioni.

D: In questo senso tu non vedi male la presenza delle cooperative?

R: Oggi siamo in epoca in cui o il terzo settore e le istituzione fanno rete, visto le carenze di fondi, questo è il meccanismo in cui credo. Il terzo settore che offre una professionalità alle istituzioni, secondo me è fondamentale diventare partner. Se io nasco per fornire un sostegno educativo, c'è l'ho come obiettivo e quindi mi impegno a fornire del personale formato. E' vero che la scuola ha degli insegnanti da utilizzare per il sostegno. Ma si dovrebbero limitare ai soli casi in cui la disponibilità dell'insegnante ad effettuare sostegno è reale, e non “imposta”. C'è il pericolo nell'ambito delle dinamiche organizzative che vi siano assegnazioni “non adeguate”.

La formazione come spazio di confronto e di crescita

D: Leggiamo le notizie dal settore educazione all'infanzia di Milano, in cui si spiega che si stanno attivando una serie di corsi di formazione per introdurre laboratori e altre attività all'interno dei servizi. Ma c'è in atto anche un percorso formativo di tipo di comunicazionale ed al sostegno?

R: Ci vorrà tempo, e molto. Gli insegnanti fanno anche fatica a trovare il tempo per seguire percorsi di formazione. La formazione è praticamente sempre un'opportunità, apre la mente, ti confronta con altre situazioni. Lo spazio formativo diventa anche spazio di pensiero e di relazione. Anche gli insegnanti hanno bisogno di fare rete e di sentirsi meno soli. Se qualcuno mi sostiene con un percorso condiviso, a tollerare quella fatica che mi costa, quell'impegno extra che mi vede coinvolto quando ho un bambino con bisogni educativi speciali in classe, mi sento meno sola, riesco ad affrontarlo piu serenamente.

Altro problema di oggi è la tendenza a giudicare. Ad esempio bambini di 5 anni tacciati di bullismo. A 5 anni dei maschi con un comportamento sopra le righe stanno dicendo solo che sono maschi. Non puoi tu insegnante attaccargli un etichetta di “bullo “ perchè ti trovi sguarnito e non sai che risposte emotive dare a queste situazioni. Ci vorrebbe tempo e condivisione. Insegnanti giovani affiancati da insegnanti con esperienza che aiutino i primi a riequilibrare emotivamente le situazioni. A volte sono situazioni legate all'inesperienza nella gestione della classe. Sono casi che posso generare problemi maggiori. Se tu metti un etichetta al bambino, per questi sarà molto difficile togliersela in futuro. Come farà a fidarsi degli adulti che incontrerà in futuro? Il problema si ripercuote sulle primarie ad esempio. Il bambino sarà portato a pensare che nessun insegnante sia in grado di comprenderlo veramente, che il giudizio espresso una volta sola, sarà sempre presente. I bambini faranno fatica a riaffidarsi a qualunque adulto, non essendo stati capiti da piccoli. Ci sono quelli che si bloccano e non cercano più altre strade. In caso di difficoltà, impariamo a dosare i termini, a non appiccicare etichette dalle quali si fa fatica a tornare indietro!
La prepotenza puo' essere un forma di espressione, la scoperta della leadership. Sono tutte situazioni che il bambino puo' sperimentare. Prova l'esercizio del potere: dipende la sponda che trova dall'altra parte. L'etichetta congela; la situazione invece va esaminata e relazionata all'interno di un percorso evolutivo, che potrà modificare il bambino, in meglio vorremmo.

Rimettere ordine nelle priorità pedagogiche

D: Cosa si aspettano le famiglie dai servizi: che siano accolti da personale sufficientemente competente, di cui ci si possa fidare, che mangino cibi magari non sempre eccezionali, ma sufficientemente sani, che gli venga impartita qualche regola di buona educazione. Forse questo è un po' riduttivo. Se fosse veramente così, tu stai delegando completamente a qualc'un altro la cura ed il percorso di crescita di tuo figlio. 

R: Gli spazi di riunione di sezione con le famiglie oggi sono due all'anno, e difficilmente di piu'. Motivo economico, distribuzione delle ore. A volte si fa fatica a tenere insieme un quadro se non ci sono gli spazi temporali necessari. Ci sono classi dove si riuniscono bambini più taciturni o più rumorosi. Come fa l'insegnante a confrontarsi con i genitori se non ci sono occasioni di riunione. Questo dice molto sul modo in cui affidiamo i bambini alle educatrici. Non crearmi problemi. E' il sistema che risponde così, vi sono molti insegnanti che vorrebbero avere più spazi d'incontro. Anche gli spazi per i colloqui sono pochi. Se i bambini si mostrano adeguati, nessun problema. Per casi più complessi, anche avendo una educatrice disponibile, sono spesso le famiglie che sono irraggiungibili. Si rimane al margine del sistema, dipende dalla tua specifica interfaccia. Molti tagli hanno reso inevitabilmente gli addetti meno disponibili. Situazioni in cui le uniche vittime sono i bambini. 

D: Mi riferiscono di gite di 12 h fatte con bimbi di 5 anni, senza genitori.Le famiglie spesso sono entusiaste. Ma mi chiedo se queste “cose eccezionali” non coprano lacune nelle “basi”. Questi bambini sono pronti? Il loro percorso è adeguato? Hanno acquisito l'autonomia adeguata per la loro età? Sanno valutare cosa è bello, cosa gli piace? Se hai le basi, poi pensi all'extra. Magari le famiglie sono entusiaste, poi ti trovi il bambino che non sa stare a tavola, non sa piegare il tovagliolo, o mettersi le scarpe. Come fanno i genitori, se non per loro volontà e con proprio impegno a diventare consapevoli delle scelte pedagogiche che stanno facendo? 

R: L'altro problema è che i genitori oggi, anche in funzione di queste vite un po' schizzofreniche che fanno, dal lavoro ai bambini, i tempi imposti, fanno fatica. In passato erano i nonni che avevano tempo e calma e disponibilità. Anche i genitori avrebbero bisogno di un aiuto a dare il senso alle cose. Ci sono quelli che si confrontano, che pensano. Anche qui di nuovo esce la necessità di spazi - tempi – luoghi di relazione. I genitori hanno bisogno di consiglio. Si tende oggi, cosa che mi preoccupa, a fare cose più per accontentare i genitori che per crescere i bambini.

Insomma, un sostegno – un atto di accoglienza - che ti accompagna nei momenti difficili, estremi o meno.

Serena Kaneklin è psicologa, Capo Progetto CAF del servizio “diventare genitori” , esperta in metodologia di ricerca qualitative e quantitative in ambito privato e sociale; si sviluppo, ricerca e intervento in ambito sociale e formativo.

giovedì 5 dicembre 2013

ancora fondi....

L'articolo de La Repubblica "Scuola, il Pirellone salva i fondi alle private" ci racconta quanto siano diffusi e forti i legami delle scuole private con le istituzioni.

Ci piacerebbe che la libertà (oltre che il diritto) alla scuola fossero garantite in ogni modo. Quel che stona, è che in una fase di grandi ristrettezze i tagli avvengano solo sulla scuola (ed i servizi all'infanzia) di natura pubblica e che il ventaglio delle paritarie si ostini a declamarsi paritario (ovvero parificato). Sembra un'affermazione generica, ma qui sotto viene declinata in due considerazioni concrete e banali, che non entrano nel merito neanche dei programmi educativi:
  1. le graduatorie ed i criteri di accesso ai servizi all'infanzia paritari non comunali sono autonome nei criteri e nei tempi, rendendo complessa ed improbabile l'opportunità di accesso ai richiedenti (devo fare più iscrizioni, diverse nei criteri e con tempi di risposta diversi)
  2. i casi complessi, che richiedono risorse, quali bambini con necessità di sostegno, sono storicamente raccolti nei servizi pubblici, gravando in modo non proporzionale sulle già poche risorse disponibili. Si fa presto a dire che gli alunni diversamente abili sono aumentati nelle paritarie ma, a legger bene, si scopre che si concentrano nelle scuole secondarie e comunque la percentuale di incidenza nelle paritarie è mediamente ben inferiore (quasi la metà) a quella delle pubbliche.
Difficile vedere queste decisioni diversamente da una sgradevole e prepotente forma di sostegno clientelare a favore del proprio bacino elettorale. Soprattutto se prese senza una riflessione nel merito.

Se è vero che qualcuno nel Comune di Milano è stato colto dal dubbio che non fosse corretto garantire sempre e comunque tutti i fianaziamenti promessi, siano almeno questi stessi ad avere la dignità, per i servizi all'infanzia, di portare avanti un discorso di coerenza. Se il finanziamento ci dev'essere, fino a quando una legge non lo abolirà, che almeno si pretenda il rispetto di alcuni minimi criteri di parificazione, almeno il più semplice, procedure di iscrizioni identiche e correlate con quelle comunali. 

domenica 10 novembre 2013

Risposta al Consigliere Elisabetta Strada

Il consigliere comunale Elisabetta Strada ha pubblicato sul suo blog un post, che spiega per quali ragioni si è fatta promotrice insieme a Mariolina Moioli (PDL) di un emendamento al bilancio. Emendamento alla proposta dell'Assessore Cappelli di eliminare i contributi in denaro e di rivedere la modalità di attribuzione delle derrate alimentari alle scuole private paritarie di Milano, di cui un elenco – aggiornato solo al 2009 – è disponibile qui.

Vogliamo rispondere puntualmente ad alcune affermazione del consigliere Strada, nella speranza di creare un dibattito vivo e puntuale su alcune questioni, che stanno molto a cuore a noi genitori delle scuole pubbliche milanesi. 

Strada: “Possiamo dire che il comune offre la maggior parte del servizio, MA non riesce ad accogliere tutti i bimbi difatti ci sono ancora liste d'attesa. Pertanto queste scuole paritarie , non quelle private, offrono un servizio pubblico e sociale importante.”
ChiedoAsilo: Come la stessa consigliere Strada spiega nel suo post, una parte delle scuole paritarie è privata, privata paritaria. L'idea di scuola paritaria nasce per la scuola d'obbligo, infatti è strettamente collegata al rilascio di titoli di studio aventi valore legale. La definizione comprende anche le scuole d'infanzia, anche se è evidente che non esista in questo specifico caso una relazione con un titolo di studio. La parità è riconosciuta nel caso in cui siano disponibili una serie di requisiti. 
In questo senso le scuole paritarie nascono per ampliare l'offerta formativa e, a nostro avviso, per la legge del mercato, esse esistono se e solo se la gestione di queste scuole “economicamente“ conveniente o meglio garantisce profitti. Tant'è che in mancanza di detti finanziamenti, questi istituti minacciano la chiusura. Per questo motivo ci sembra avventato affermare che offrano un servizio “pubblico e socialmente utile” per la nostra città: alla fine è una scuola che non modula la propria retta in base al reddito della famiglia, il cui accesso non e' regolato da graduatorie comuni a quelle della scuola pubblica, e che spesso non accoglie in pari percentuali delle scuole pubbliche bambini che necessitano attenzioni speciali.

S: "Cosa c'era a bilancio fino ad anno scorso :
c'erano due tipi di contributi x le scuole paritarie
- 550 mila euro cash 
- 2'600'000 euro in derrate alimentari per diritto allo studio specialmente per il servizio mensa questa seconda cifra é riferita ad una convenzione a.s. che veniva rinnovata automaticamente. Per derrate si intendono gli ingredienti alimentari che vengono acquistati da Milano Ristorazione è consegnati a crudo tendenzialmente , alle scuole paritarie ( si effettua il medesimo servizio e quindi voce a bilancio a carico del comune per i bambini delle scuole statali)."
CA: Prima di tutto osserviamo che anche sulla nostra mailing list sono circolate cifre leggermente diverse. Non abbiamo un riscontro inequivocabile e vogliamo considerare corrette le cifre citate dal consigliere Strada. Considerando i valori indicati dal consigliere parleremmo di ca 400-450 Euro a bambino/anno.
E poi “cosa significa consegnati a crudo”? Che mentre i figli di chi frequenta la scuola pubblica mangiano le derrate cucinate all'ingrosso da MiRi, le scuole private possono preparare a loro discrezione i menu' nelle loro cucine interne. A tutti quei genitori della pubblica che hanno assaggiato i pasti di MiRi sembra già questo un gran privilegio.
Su questo argomento vorremmo portare alla luce un altro aspetto. Nella scuola pubblica paghiamo la mensa a inizio anno per tutto l'anno scolastico indipendentemente dal fatto che nostro figlio sia assente e che quindi non possa consumare il pasto. In alcune private invece usano il ticket mensa, per cui se il bambino e' a scuola paga altrimenti no. Questo è chiaramente un bel risparmio per le famiglie che frequentano le scuole private. La stessa modalità di pagamento è stata diverse volte chiesta anche dai genitori della scuola pubblica, ma chissà perchè non si ritiene che sia una facilitazione da concederci ... neppure in corso d'anno.

S: "quest'anno a luglio si é deciso visto la difficoltà del bilancio di:
- eliminare il contributo dei 550 mila a pioggia . Quindi questa voce "contributo economico alle scuole paritarie è stata cancellata"
- non rinnovare la convenzione per le derrate ma iniziare un percorso diverso di consegna derrate, più equo per tutti. Cioè come avviene nelle scuole comunali e statali, in base alle capacità economiche delle famiglie. In base al reddito ISEE. Peccato che questa nuova convenzione è in studio e sviluppo da quest'anno scolastico , a convenzione scaduta, e dopo che le scuole hanno definito tutte le rette con le famiglie (si fanno a gennaio le iscrizioni) quando pensavano di ricevere questi soldi .

CA: Nessuno vuole che i bambini rimangano senza pane e carote, ma a fronte delle tante emergenze che vediamo nei servizi all'infanzia a gestione comunale – parliamo di bonifiche da amianto, di strutture fatiscenti, di compresenza inesistente, di sostegno non erogato, di ristorazione sempre sotto osservazione – ci chiediamo per quale motivo le scuole paritarie debbano avere una priorità rispetto a quelle pubbliche, senza contribuire ad un beneficio complessivo, fosse anche solo con rette diversificate in base al reddito.
Per quale motivo alle scuole private paritarie debba essere riconosciuto il finanziamento previsto, mentre il pubblico possa aspettare e sopravvivere (o soccombere) con i suoi drammi che persistono da anni.
Dalle stesse dichiarazioni dell'Assessore quest'anno è emerso un fenomeno di fuga dalle scuole private con un aumento delle liste di attesa nella pubblica. Questo ci conferma che la gestione delle scuole private è ben lontana dall'essere socialmente utile, soprattutto in un momento di crisi.

Detto questo vogliamo ancora una volta manifestare la nostra approvazione alla proposta dell'Assessore Cappelli, che per la prima volta ha affrontato un tema così intoccabile nel nostro paese e speriamo che abbia successo. Almeno così quando al posto delle carote le famiglie delle pubbliche sentiranno il bastone della revisione delle rette, già ventilato ad aprile, potranno piangere con un piccolissimo sorriso sulle labbra.



venerdì 8 novembre 2013

Al voto emendamento al bilancio per i fondi alle private

Lunedì  probabilmente si voterà un  emendamento al bilancio sul  "Ripristino della fornitura delle derrate alimentari a crudo per l'anno scolastico 2013-2014 alle scuole dell'infanzia paritarie secondo quanto giá previsto dalla convenzione con il Comune di Milano". Da  quanto abbiamo capito si tratta di un emendamento al bilancio proposto da Moioli e sottoscritto da Alan Rizzi  (capogruppo PdL), Matteo Forte (Pdl), Anna Scavuzzo e Elisabetta Stada ( lista Piasapia),  Bertolè (capogruppo PD), Fanzago e Cormio (PD), corrispondente a 600.000 € per l'anno 2013 e a 1.600.000 € per l'anno 2014.

E' del 20 settembre la notizia che il Comune vuole ridurre di 1,2 milioni di euro (sui 3,6 inizialmente previsti per le strutture per l' infanzia paritarie) i contributi alle scuole materne private. Il fronte delle materne private si mobilita. Secondo don Michele Di Tolve, responsabile della pastorale scolastica per la Diocesi ambrosiana «Quanto prospettato metterebbe in seria difficoltà molte famiglie degli alunni e tanti lavoratori delle scuole paritarie, che fanno parte del sistema integrato dell’educazione». [...] Michele Ricupati, presidente dell’Agesc l’Associazione genitori scuole cattoliche di Milano dice «Ci mobiliteremo: per far tornare i conti comunali non si può tagliare sugli asili. Così, le scuole cattoliche potranno accogliere solo chi può pagare la retta, mentre scuola pubblica può prendere ricchi e poveri». (Fonte La Repubblica 20 settembre)
Pochi giorni dopo i segnali della marcia indietro. Il 23 settembre si tiene un incontro fra Assessore e varie sigle della realtà delle materne private (per inciso, per il “fronte" scuola pubblica c’è l'Age, la cui rappresentatività nelle scuole dell'infanzia è nulla, e NON la Rappresentanzacittadina dei genitori eletti). Secondo il comunicato le associazioni e l’assessore hanno condiviso che «E’ necessario avere più cura delle fasce deboli della popolazione e che scuole comunali e paritarie fanno parte dello stesso sistema integrato». (Fonte La Repubblica 25 settembre) Parole riprese dal  responsabile scuola regionale del PD, Marco Campione, che difende la marcia indietro del Comune appellandosi alle pari opportunità educative per tutti i bambini (leggi tutto). Spiega infine Cappelli «Dall' anno prossimo non ci saranno più finanziamenti a pioggia come in passato, ma fondi alle singole famiglie che hanno problemi economici e che vogliono mandare i figli negli asili privati».  

Come genitori delle scuole materne comunali rimaniamo perplessi.
1) Sistema integrato. Ma di quale sistema integrato si sta parlando? Se materne pubbliche e private facessero parte di un sistema integrato non ci dovrebbe forse essere una graduatoria comune e comuni criteri di accesso, come avviene fra nidi comunali e accreditati? E forse anche un minimo di integrazione sui POF?
2) Fasce deboli e pari opportunità. Nelle materne e nei nidi di Milano, è noto, non c’è posto per tutti. Restano fuori i figli dei disoccupati, di quelli che lavorano in nero, delle madri che hanno perso il lavoro perché incinta. Famiglie che hanno meno punti in graduatoria perché i criteri di accesso, dovendo di fatto selezionare a chi assegnare una risorsa scarsa, avvantaggiano (per così dire) i figli dei lavoratori full time (di cui nessuno si può occupare), dando poi sempre meno punti al diminuire dell’impegno lavorativo dei genitori (un genitore part time, due part time, un non occupato, due non occupati). Pensiamo davvero di aiutare queste fasce deboli attraverso il sostegno alla materna privata? Parliamoci chiaro: per andare ad una materna privata, è vero, non occorre essere ricchi sfondati, certamente però occorre avere un reddito che consente di investire almeno qualche centinaio di euro mensili per la scuola materna. E allora diamo alle parole il giusto peso: tutt’al più coi fondi alla materna privata o con i buoni scuola aiutiamo – cosa assolutamente legittima – il ceto medio in crisi.
3) Ceto medio in crisi che spesso sceglie il privato perché la qualità delle materne comunali è messa a dura prova. Pochi soldi. Decine di scuole in attesa di manutenzione straordinaria e ordinaria. Nuove sezioni aperte a scapito delle sale nanna, degli spazi per la psicomotricità (che poi le famiglie che se lo possono permettere fanno a pagamento), delle zone pranzo. Immaginatevi 27 bambini costretti a dormire, mangiare, giocare in un’aula di medie dimensioni. Pre e post scuola garantiti a scapito delle ore di compresenza, con maestre e genitori che ti guardano male se non hai la nonna o un lavoro che finisce alle 15 e non puoi permetterti la baby sitter. Compresenze al minimo,  a scapito della qualità della didattica. Scuola estiva nel mese di luglio garantita solo alle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori. Case vacanza – valvola di sfogo per le famiglie che la vacanza via da Milano non se la possono permettere -  tagliate. Davvero non sapevamo cosa fare di 1,2 milioni di euro?
4) Buoni scuola. In che modo i fondi alle singole famiglie di cui parla Cappelli si differenziano dal buono scuola regionale istituito da Formigoni oltre dieci anni fa e contro il quale è stato proposto ricorso al Tar?

Insomma, per concludere, ben venga un sistema integrato, se questo può permettere di aumentare  l'offerta a costi ragionevoli per il pubblico. Ma che sia un sistema  davvero integrato, con comuni criteri di accesso e graduatoria comune. Il che significa, per fare solo un ad esempio che riguarda le famose fasce deboli, garanzia che le tutte le private accettino i cosiddetti casi problematici: i bambini disabili, quelli appena ricongiunti e non sanno l'italiano, i casi sociali...  bambini che costano di più e spesso vengono scaricati sul pubblico.

giovedì 7 novembre 2013

Pagamento prorogato per il primo bollettino Milano Ristorazione

Attenzione, dal sito del Comune:

"Il Comune e Milano Ristorazione hanno deciso di prorogare dal 31 ottobre al 15 novembre la data di scadenza per i versamenti.
La decisione è dovuta a causa di un inconveniente tecnico che ha ritardato la stampa e la consegna dei bollettini nelle case dei milanesi."


Vi suggeriamo anche di controllare se l'attribuzione della quota sia conforme alla dichiarazione ISEE presentata.

Convegno in difesa della scuola pubblica

Giovedì 7 novembre 2013 si terrà alla Società Umanitaria (sala Facchinetti, via San Barnaba 48, Milano, telefono 02/5796831 - umanitaria@umanitaria.it - www.umanitaria.it), ore 15, un convegno sulla scuola pubblica cui parteciperanno alcuni addetti ai lavori ai quali rivolgere domande:

Francesco De Sanctis - Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia
Susanna Mantovani - Università degli Studi di Milano-Bicocca
Mauro Oggioni - Docente al Liceo Artistico Statale di Brera
Valerio Onida - Presidente Emerito della Corte Costituzionale
Marco Rossi Doria - Sottosegretario Ministero dell’Istruzione

Questa la presentazione ufficiale, firmata da Piero Amos Nannini (presidente della Società Umanitaria) e Gustavo Ghidini (responsabile Commissione Cultura della Società Umanitaria): 

"Questo convegno nasce dalla convinzione che i cittadini di una società avanzata sono in primo luogo il frutto di un processo educativo e grazie a un confronto aperto tra esperti, docenti, studenti e genitori si vuole perciò ribadire la centralità della scuola di qualità intesa come servizio pubblico. Il parterre di esperti sarà chiamato ad affrontare le carenze e le contraddizioni che affliggono il sistema dell'istruzione pubblica italiana in un confronto che investirà tutte le questioni aperte del sistema italiano dell'istruzione: dai bassi livelli retributivi degli insegnanti rispetto alla media europea, all'introduzione delle nuove tecnologie nella didattica, dalle proposte di abolizione del valore legale del titolo di studio, alla tessera europea, fino ai nuovi programmi comunitari per l'apprendimento permanente previsti per il periodo 2014-2020. L'auspicio degli organizzatori è che il convegno si concluda con la stesura di un documento-appello condiviso dai relatori e dai partecipanti e rivolto al governo per sottolineare quanto una politica dei costanti tagli al sistema educativo pubblico, oltre a mettere in discussione la funzione della scuola come servizio pubblico, rappresenti una minaccia per il presente delle nuove generazioni e il futuro delle società civile."

mercoledì 6 novembre 2013

Aggiornamento graduatorie e non solo...

Per chi non lo avesse notato, da pochi mesi il Settore Educazione e infanzia - Ufficio iscrizioni, pubblica settimanalmente la revisione aggiornata delle graduatorie. Questo certo non crea posti aggiuntivi, né risolve i mille problemi legati all'iscrizione, ai trasferimenti ed ai riavvicinamenti di fratelli denunciati piu volte su questo blog e dai rappresentanti eletti.

Se tuttavia con i nostri contributi in merito su questo blog, abbiamo anche solo minimamente indotto il Settore a lavorare sulla trasparenza, ne siamo felici, e ci sentiamo spronati a continuare anche su questa strada.

Per dovere di cronaca segnaliamo invece che i genitori eletti nei Consigli di Unità Educativa in rappresentanza delle 9 Zone ancora non hanno ottenuto, nonostante le numerose iniziative e sollecitazioni, la costituzione formale del tavolo della Rappresentanza Cittadina. Diverse complicazioni burocratiche ne hanno rallentato l'ufficializzazione, non da ultimo il cambio ai vertici del Settore (che si stà compiendo in queste settimane), impedendo di fatto la sinergia tra genitori e gestori del servizio che costituisce il senso di questi organi collegiali. Da poche ore è stata fissata la prima convocazione ufficiale (per la costituzione formale) per il mese di novembre.

La Rappresentanza Cittadina-componente genitori, con cui siamo costantemente in contatto, insiste nel frattempo nel segnalare a chi di competenza le numerose questioni ancora aperte, e contribuisce a supportare attraverso un confronto diretto e nell'interpretazione dei regolamenti l'impegno e il lavoro di presidenti ed eletti nei diversi CdUE cittadini. Proprio questi organi intermedi costituiscono uno strumento essenziale a livello locale e hanno dimostrato di poter "fare la differenza", se ben gestiti, in temi importanti come la manutenzione delle strutture, la copertura del sostegno ai disabili o la modulazione degli orari.

Augurandoci che l'approccio del nuovo Direttore aiuti a ricostruire un rapporto sereno e consapevole tra gestore e fruitore dei servizi, per una volta vorremmo ringraziare chi partecipa, segue e diffonde le notizie di questo blog.


mammechiedoasilo

lunedì 30 settembre 2013

Chiedoasilo per i tagli agli asili!

E' di qualche giorno fa la notizia che il Comune vuole ridurre di 1,2 milioni di euro i contributi alle scuole materne private. Ammettiamo che al leggere l'articolo in proposito su La Repubblica, 20 settembre 2013 siamo rimasti un po' basiti.

Secondo don Michele Di Tolve, responsabile della pastorale scolastica per la Diocesi ambrosiana «Quanto prospettato metterebbe in seria difficoltà molte famiglie degli alunni e tanti lavoratori delle scuole paritarie, che fanno parte del sistema integrato dell’educazione». [...] Michele Ricupati, presidente dell’Agesc l’Associazione genitori scuole cattoliche di Milano dice «Ci mobiliteremo: per far tornare i conti comunali non si può tagliare sugli asili. Così, le scuole cattoliche potranno accogliere solo chi può pagare la retta, mentre scuola pubblica può prendere ricchi e poveri». [...] Soddisfazione, invece, da parte dei genitori di Chiedo Asilo, associazione laica... Leggi l'intera notizia

Insomma Chiedoasilo è per i tagli agli asili. 
Peccato che il sistema delle materne pubbliche e private di cui parla don Di Tolve NON è integrato. Se cosi fosse, non ci dovrebbe forse essere una graduatoria comune e comuni criteri di accesso, come avviene fra nidi comunali e accreditati? E una retta omologata al pubblico (o quanto meno calmierata)? E forse anche un minimo di integrazione sui POF?
Ci troviamo inoltre costretti rivelare che la scuola privata cattolica è già per chi se la può permettere. Il che, si veda bene, non significa essere ricchi sfondati, ma comunque avere un reddito che consente di investire almeno qualche centinaio di euro mensili per la scuola materna.
Insomma, ben venga un sistema integrato, se questo può permettere di aumentare  l'offerta a costi ragionevoli per il pubblico. Ma che sia un sistema  davvero integrato, con comuni criteri di accesso, graduatoria comune e via dicendo.

In una cosa però Ricupati ha perfettamente ragione:  per far tornare i conti comunali non si può tagliare sugli asili. Troppo spesso nel nome della carenza di risorse al sistema pubblico vengono inferti tagli tout court. A questo proposito chiediamo al Sindaco Pisapia e agli Ass.ri Balzani e Cappelli un impegno: che questi 1,2 milioni di euro vadano effettivamente alle scuole dell'infanzia comunali e non siano solo una toppa per il bilancio comunale. Che questi 1,2 milioni di euro servano a garantire la qualità della scuola pubblica per tutti: a offrire una opportunità per le fascie più disagiate; e ad offrire un servizio interessante per l'utenza "ricca" che può altrimenti scappare al privato innescando fenomeni di ghetitzzazione.

venerdì 13 settembre 2013

E' tempo di Glasnost

Siamo a settembre, materne e nidi sono aperti.

Ricapitoliamo qualche ragionamento di questi ultimi mesi.

Rispetto ad alcuni commenti apparsi sul blog relativamente al post http://chiedoasilo-milano.blogspot.it/2013/08/guardiamo-meglio-le-graduatorie.html , vorremmo fare alcune precisazioni.

La prima riguarda la scientificità dell'analisi. Ci si accusa di spacciare per analisi qualche tabella. Certo, siamo partiti da dati parziali e non strutturati. Nonostante questo abbiamo ricostruito un quadro che permette una visione ampia e trasversale sullo stato della disponibilità dei servizi. O perlomeno ne suggerisce alcune considerazioni. Eravamo certi di non ricevere un Nobel, ma valeva l'esempio, di come, con poche energie, ma un minimo di impegno e volontà di trasparenzasi può fare un'analisi che dia un quadro d'insieme e porti alla luce le situazione più critiche. Sembra che “i genitori critichino sempre”, ma se fosse fatto uno sforzo in più per far comprendere la situazione sarebbe forse più facile condividere le problematiche.

Vorremmo tanto che il Settore mostrasse con più coraggio la verità : siamo certi che a fronte di tanti problemi esistono anche casi virtuosi. Tutto invece finisce in questo modo in un pentolone di comunicati stampa spesso volutamente inconfrontabili fra loro.

Ricordiamoci che la trasparenza è il miglior strumento per recuperare la fiducia, nella misura in cui gli utenti possono verificare in ogni momento la coerenza tra cio' che vivono e le notizie diffuse dal Settore (per ora frequentemente i due divergono). A poco valgono i comunicati stampa del Comune sull'assegnazione di nuovo personale ai servizi ( ad esempio qui) se poi si rileva che in buona parte dei casi sono coperture per il personale che ha maturato il pensionamento.

Durante lo scorso anno scolastico la Rappresentanza Cittadina (ancorché non formalmente costituita, ha operato per la componente genitori come a regime) utilizzò un facile ed immediato parametro per valutare la presenza di personale educativo: non il solito numero di assunzioni tout court o di personale di ruolo che non tiene conto dei pensionamenti, dei permessi, delle assenze giustificate), ma banalmente il numero di smistamenti delle sezioni.

Con "smistamento" si intende quando una sezione, per mancanza di personale, viene nel corso della giornata suddivisa e trasferita nelle altre sezioni. A tutti sarà successo di arrivare al servizio per ritirare il cucciolo e trovare un cartello sulla porta che indicava che, per via di un imprevisto, i bambini erano stati suddivisi e “smistati” a gruppi nelle altre classi. La cosa di per se è meritevole, il servizio cerca in ogni modo di dare un supporto alle famiglie anche nei momenti di difficoltà, accettando qualche piccolo disagio anziché mandare i bimbi a casa anticipatamente. Meritevole se limitata nel tempo però. Bene, l’anno scorso, in un servizio di Milano ci sono stati 110 smistamenti ( leggi qui ). Che vuol dire non l'eccezione ma la normalità.

Ecco perché riteniamo serva maggior trasparenza.

Quindi, per completare questo primo punto, e preso atto che nessun comunicato stampa puo' smentire gli elenchi dei bambini in attesa appesi fuori dai portoni dei servizi, alleghiamo un ultima immagine che inizia a mappare per tutta la città i numeri relativi alle graduatorie di luglio per le scuole materne: posti disponibili e domande in attesa.

L'immagine[1], costruita con un GIS (geographic Information System, nello specifico una versione opensource) associa dati disponibili su milano.opendata a i punti geografici di una mappa: immaginate Geoschool (il portale del comune per individuare i servizi disponibili al momento dell’iscrizione), ma con altre informazioni.

Legenda: Rosso (numero bambini in lista), azzurro (numero posti disponibili), verde (servizi a regime), triangolo nero (scuole primarie)
Per ora si riconosce la struttura viaria della città, sono riportate le scuole primarie e le aree verdi. Altre informazioni vanno aggiunte per poter iniziare a ragionare sui motivi di concentrazione di domande in alcuni servizi e di abbandono di altri. Motivo che non puo' essere banalmente ricondotto alla simpatia di alcune maestre o alla struttura fatiscente. Esiste, a nostro avviso, un tema più strutturato di vivibilità della città. Ma con qualche analisi trasversale questi fenomeni potrebbero fornire utili elementi per una pianificazione di qualità. Recuperare in extremis una o due sezioni laddove molte richieste vengono presentate è più un modo per recuperare consenso elettorale che ragionare sulla qualità di vita dell'intera città.

Le risposte degli addetti del Settore alle lamentele per le lunghe liste d'attesa ruotano sempre attorno ai soliti ritornelli : i dati che vedete sono parziali, presentano richieste duplicate, non tengono conto delle rinunce, non sono ancora stati depennati dagli elenchi i confermati nelle materne statali, l'anno scorso era peggio etc. etc.; siamo ormai abituati.

Perchè i dati sono parziali, da interpretare e così via? Perchè non vengono dichiarati e giustificati i dati verificati? Chi nasconde i dati e fornisce solo numeri estratti ad hoc per dire cio' che vuole ha il potere in mano. La conoscenza è potere, per queste stesse persone la trasparenza è debolezza, fragilità.

Vorremmo tanto che si capisse che la trasparenza puo' essere una forza (soprattutto se si hanno cose positive da dire), e NON vogliamo più sentirci dire che le liste d'attesa alle materne si riducono fisiologicamente per via delle molte rinunce. Mentre nei nidi il fenomeno della rinuncia è comprensibile (si è costretti ad iscrivere il pargolo molto presto ed una famiglia puo', al momento dell'inizio d'anno, non sentirsi pronta a lasciare il cucciolo), nelle materne è esclusivamente dovuto alla necessità di dare una certezza pedagogica (al bambino) nonché organizzativa (alla famiglia). Se i servizi comunali non la possono garantire , chi puo' -la certezza - se la cerca altrove. Quindi il non fornire un dimensionamento adeguato è solo figlio della volontà di far divergere le famiglie su servizi non comunali (ed abbattere i costi del settore).

Detto questo si apprezza, e ci si augura che sia un percorso serio, la scelta di verificare analiticamente le domande di esenzione /riduzione di rette che ogni anno vengono presentate, nonché valutare una rimodulazione delle fasce di contribuzione. Sarebbe un gran segnale di civiltà (un inizio di trasparenza? Speriamo bilaterale) e magari si recuperano anche tanti bei soldini utili (dai nidi e per i nidi).

Rimane una domanda di fondo: ma perchè non l'hanno fatto prima????!!!!

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[1]I dati riportati sono relativi alle graduatorie pubblica a luglio 2013. Visto i cambiamenti marginali riscontrabili nella graduatorie aggiornate pubblicate a settembre, le elaborazioni non sono state aggiornate.

giovedì 1 agosto 2013

Guardiamo meglio le graduatorie

Quanti genitori di Milano hanno aspettato per uno o più figli l'uscita delle graduatorie? Il sistema di attribuzione dei punteggi è cambiato così tante volte che ognuno di noi potrebbe citare criteri diversissimi ricordando quando è stato il proprio turno.
Anni fa si registravano giorni e giorni di ritardo nella pubblicazione, oggi almeno è aumentata la puntualità. Ma cosa succede alla data fatidica? Si iniziano a contare gli "accettato" e gli "in attesa di assegnazione".
Quest'anno lo staff di Chiedoasilo ha deciso di analizzare dettagliatamente i dati e interrogarsi sul perché tanti bambini non vengano accolti al nido o alla scuola d'infanzia.
Normalmente l'Ufficio iscrizioni o l'assessore di turno ci rispondono che la situazione si risolverà, che le graduatorie si andranno svuotando "fisiologicamente" entro qualche mese.
Ma questo significa che molte famiglie arrivano a settembre senza sapere dove andranno a scuola i propri figli!
Siccome voi lettori siete tutti genitori, anche se il problema di ritrovarvi "in attesa di assegnazione" non vi è mai capitato, vi renderete comunque conto che quella formula si traduce in un'incertezza insostenibile per una famiglia in cui il papà e la mamma lavorano. Magari ci si può organizzare per il nido, se si trova una nonna volenterosa che si occupi del pupo, ma si può pensare di non mandare un figlio nemmeno alla materna, tenendolo a casa per sei anni? E come arriverà alle elementari il bambino se non ha mai socializzato prima in un gruppo costante e strutturato di coetanei? E se in famiglia tutti parlano un'altra lingua?
Probabilmente tra giugno e luglio la famiglia tenterà in tutti i modi di capire, tramite l'Ufficio iscrizioni o intrufolandosi a scuola, quante chance abbia di ottenere l'ammissione. E poi?
Tornando a noi, abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e di analizzare puntualmente le graduatorie pubblicate a luglio.
Cosa ne emerge? Lasciamo a voi l'analisi dei grafici. Noi passeremo i dati alla Rappresentanza Cittadina dei genitori perché li utilizzi negli incontri con l'assessore e i referenti del Settore Educazione. Come cittadini, vorremmo tanto ottenere una risposta a questa fame di posti, magari una qualche forma di pianificazione. Perché non ci è chiaro come mai, per esempio, quando si costruisce un nuovo quartiere non sia obbligatorio costruire contemporaneamente anche una nuova scuola. Non ci è chiaro dove finiscano tanti "oneri di urbanizzazione" che dovrebbero essere finalizzati proprio a questo scopo. Non ci è chiaro perché tanti progetti già appovati siano bloccati e perché gli iter burocratici siano così lunghi. L'abbiamo detto più volte, ormai ci sono "scuole di legno" in bioarchitettura che possono diventare operative in meno di un anno e in seguito abbattono i costi di mantenimento.
Quello a cui teniamo di più è che tutti i bambini possano trovare l'accoglienza e la professionalità che da sempre caratterizzano i servizi all'infanzia del Comune di Milano.
Perché noi, da genitori, abbiamo l'impressione che quei circa 3000 bambini segnati a luglio nelle liste come "in attesa di assegnazione" non troveranno in tempo utile una collocazione nella scuola pubblica. Abbiamo la sensazione che spesso si dovranno rivolgere a un servizio privato come ultima possibilità, e solo per quello spariranno dalle liste d'attesa.
Sarebbe invece bello che il Comune potesse offrire un servizio a tutti e non solo a chi fisiologicamente resiste.

Analisi delle graduatorie pubblicate a Luglio 2013 ( dati da www.comune.milano.it ): 


nei grafici sono rappresentati il numero di bambini che sono stati assegnati rispetto alle graduatorie di giugno e il numero di bambini che ancora non hanno avuto un posto. E' stato inoltre incluso il numero di posti resi disponibili dall'Amministrazione e che possono essere eventualmente accettati se richiesti. I grafici sono stati elaborati dando il dettaglio della zona di decentramento per evidenziare in quali parti della città si rilevano le maggiori liste d'attesa. Durante l'elaborazione sono stati eliminati i duplicati ( non avendo informazione sulla prima preferenza, al fine di considerare il singolo utente e non tutte le preferenze espresse, è stata individuata casualmente fra quelle richieste, una scuola di riferimento, alla quale attribuire la prima scelta).

Scuole d'Infanzia Luglio 2013, assegnati, in attesa e posti ancora disponibili per zone di decentramento di Milano

Nidi e Sez Primavera Luglio 2013, assegnati, in attesa e posti ancora disponibili per zone di decentramento di Milano