mercoledì 12 novembre 2014

ELEZIONI DEL CONSIGLIO DI UNITA’ EDUCATIVA

Cari genitori, le elezioni si svolgeranno

MARTEDI’ 2 DICEMBRE DALLE ore 8.00 alle 18.00 presso il vostro servizio.
Il Consiglio di Unità Educativa ha tanta più forza quanto più numerosi sono i candidati e gli elettori che esprimono il voto, perciò

SIETE TUTTI INVITATI A CANDIDARVI E A VOTARE!!!
Ma che cos’è il Consiglio di Unità Educativa??

Il Consiglio di Unità Educativa (o Consiglio Scuola), è composto da genitori (possono candidarsi tutte le mamme e i papà dei bambini iscritti), educatori, personale ausiliario proveniente dalle scuole afferenti, dalla Dirigente della U.E. stessa e da un rappresentante del consiglio di zona ed è l'organo che:
  • definisce il "senso di marcia" dell’U.E.; 
  • redige il suo regolamento interno; 
  • valuta l’offerta formativa delle scuole afferenti e adotta iniziative di arricchimento della stessa; 
  • promuove lo sviluppo delle relazioni genitori – educatori – scuola e il radicamento della stessa U.E. sul territorio come comunità educativa; 
  • verifica il rispetto degli standard di qualità richiesti dalla Carta dei Servizi all’infanzia; 
  • supervisiona il servizio di refezione scolastica coordinandosi con le Commissioni Mensa delle scuole afferenti; 
  • Può attivare attività extrascolastiche proposte dai genitori e intervenire sugli orari del servizio (pre e post scuola). 
E’ quindi un organo estremamente importante per determinare la qualità dei Servizi Educativi a cui afferiscono i nostri bambini, e noi genitori possiamo offrire un valido contributo!!!

Le candidature dei genitori vanno presentate entro Venerdì 14 novembre ore 12.00. Richiedete i moduli alla vostra PO!

giovedì 23 ottobre 2014

Grossista per tutti? Ovvero come scegliere un fornitore di penne a sfera quando ti servono le tempere a dita

Immaginiamo che un grosso Comune decida di fare un appalto per le forniture d’ufficio. Queste forniture ricadono nel generico mondo della cancelleria, quindi riguardano sia gli uffici che le scuole d’infanzia e i nidi in gestione al medesimo Comune.

Ovviamente la scelta del fornitore è stata fatta tramite gara d’appalto perché così dicono i sacri crismi della Pubblica Amministrazione. Peccato che il suddetto fornitore risulti abbastanza caro e peraltro abbia a catalogo grande abbondanza di penne a sfera (alcune anche con i disegnini dei cartoni animati), ma manchi di pennarelli, tempere, colori a dita e pennarelloni per preparare i cartelloni affissi nei graziosi corridoi delle scuole.
Immaginiamo che, alla telefonata della direttrice di un nido di questa grande città, il grossista risponda che in effetti un catalogo specifico per l’infanzia loro non lo hanno, ma che lo costruiranno man mano … Ma siamo a ottobre e tutti sappiamo che le scuole stanno iniziando a fare gli ordini per i lavoretti di Natale, figurarsi la fame di materiale di consumo quotidiano. 

Che cosa succederebbe allora? Forse la direttrice del Nido inizierebbe a disperarsi e a racimolare soldi dai genitori per comprare l’indispensabile per far lavorare i bambini. Magari qualche maestra tirererebbe anche fuori di tasca propria un po’ di soldini per gli acquisti.
Immaginiamo, ma speriamo che questo non succeda a Milano vero? Oppure sta succedendo proprio adesso?
A volte diamo per scontato che la testa di un'Amministrazione sia pensante e non un automa. Nel caso però lo fosse (un automa), chiedere che accenda il cervello è un nostro diritto di cittadini.


lunedì 13 ottobre 2014

#semipazzi

Sabato pomeriggio, all'interno delgli spazi del campus Bovisa del Politecnico di Milano , GianniBabboCanGURO (il Guru!) ci ha deliziato con un piccolo ma intenso laboratorio-spettacolo sui semi.

Ma non solo sui semi. Anche sulle regole della natura e della riproduzione. sulla disperata capacità della vita di trovare strade per rigenerarsi. Con la sua solita energia positiva.

Tutto presso l'orto conviviale di via Candiani, dove ogni sabato mattina gli abitanti volontari della zona vanno a coltivare le aiuole di fragole, peperoni, pomodori, etc. etc.

Che bella storia...



lunedì 15 settembre 2014

Buon inizio di anno scolastico ... Con le parole di Mario Lodi

In questi giorni di avvio dell'anno scolastico vogliamo ricordare alcuni brani dell'ultima intervista rilasciata a Repubblica dal grande maestro Mario Lodi, perché sia guida per le tante maestre e maestri, che con grande passione svolgono il proprio lavoro, e per dare una chiave di lettura nuova a tutti quei genitori che affrontano con i propri figli un nuovo percorso scolastico:

"Il primo tirocinio scolastico, nella Bassa padana, fu tremendo. "Io avevo in mente l'esperimento inventato da Tolstoj a Jasnaia Poliana, la residenza di campagna dove faceva una scuola libera con figli dei contadini poveri. Incontrai anche io i bambini con gli zoccoli, scalpitanti come cavalli ma profondamente segnati da una scuola autoritaria.
Così volevano da me la lezione tradizionale, gli esercizi scritti e i compiti, i timbri con i voti. Un disastro". Per sognare un mondo diverso, bisogna aspettare la fine del fascismo e della guerra. E anche l'arrivo di una nuova stagione, la ricostruzione morale e materiale dell'Italia. "C' era ancora paura nei loro sguardi, anche molta fame. Ma i bambini cominciavano ad aprirsi, a rivelare il loro mondo interiore non solo attraverso la parola scritta, ma anche con il disegno e la musica, il gioco e il lavoro pratico". Bambini che scoprivano le mani. Bambini spesso "forestieri", abituati a parlare un dialetto diverso. "Nel giorno di San Martino, il padrone delle cascine spostava i suoi contadini di borgo in borgo. Così mi arrivavano questi scolaretti spaesati, che comunicavano in un modo differente. C' era un problema di lingua, lo stesso che oggi affligge i figli degli immigrati. E allora lavoravo su ciò che li univa. Siamo tutti eguali nei dolori, nelle emozioni, negli affetti. E solo con l'amore si riesce a scoprire la vita dei bambini."..."fu il mio primo giorno di scuola a San Giovanni in Croce, al principio degli anni Cinquanta. Mentre parlavo, uno dei bambini si alzò dal suo banco e andò a guardare cosa succedeva sui tetti di fronte. A poco a poco, anche gli altri fecero lo stesso. E allora mi domandai: lasciar fare o reprimere? Così mi alzai, e insieme a loro mi misi a guardare il mondo dalla finestra". Da insegnante tornava bambino, e gli scolari si facevano maestri. La nuova scuola era cominciata. 

martedì 24 giugno 2014

Neuropsichiatria infantile per piccoli e grandi

“Molti anni fa un bambino pesarese delle scuole elementari cominciò a manifestare ticnervosi e disturbi di comportamento sempre più marcati: batteva gli occhi per ogni piccolo motivo di tensione, aveva continui movimenti compulsivi delle braccia e delle spalle, emetteva strani gridi gutturali. Il bambino era figlio unico in una famiglia borghese del tutto normale, era assistito da un pediatra e le analisi non mostravano problemi fisici o neurologici. "Passerà", dicevano i medici e ripetevano a se stessi i genitori, "col tempo e con la crescita tutto andrà a posto". Ma il disturbo non passava, anzi cresceva di intensità e di frequenza. Il bambino continuava ad emettere i suoi versi animaleschi facendo girare la gente per strada, nonostante l'assunzione di qualche blando sedativo. I genitori non sapevano più a che santo votarsi, finché qualcuno li consigliò di andare a Roma per un consulto col più famoso neuropsichiatra infantile del nostro Paese.

Il professore lo visitò brevemente, parlò con i genitori e col bambino, poi li congedò con una ricetta che diceva (più o meno) così:
  1. Giocare a tennis;
  2. Andare in bicicletta col papà per i viali di Pesaro;
  3. Frequentare il più possibile gli amici boy-scout;
  4. Aiutare qualche volta la mamma nelle faccende di casa;
  5. Sfogliare ogni giorno un giornale insieme al padre, per commentare insieme i titoli più importanti.
Non era prevista alcuna analisi neurologica, né l'assunzione di alcun farmaco.

Giovanni Bollea, il fondatore della neuropsichiatria infantile, è un personaggio che merita attenzione. Si scopre che ha detto, fatto e pensato molte cose di buon senso, che vanno oltre la definizione tecnico-scientifica delle sue ricerche.

E' stato piacevole scoprire che è esistito un momento in cui la scienza e l'importanza della sana vita affettiva procedevano abbracciate.

Si parla di bambini diversamenti abili, caratteriali, con disturbi di apprendimento fino a considerare (in quanto unico evolutivo) l'adolescenza e la vita sociale collaborativa.

Ecco qualche link per iniziare:

martedì 17 giugno 2014

Manifesto verso il Forum Nazionale SCUOLE APERTE


Ieri a Milano si è tenuta la presentazione del primo Forum Nazionale delle Scuole Aperte che si terrà a Firenze nell’ottobre 2014.

Dal manifesto verso il Forum Nazionale riportiamo che cosa si intende per Scuola Aperta:

“— La Scuola Aperta è una struttura che si apre agli studenti e alle loro famiglie, per essere abitata dai ragazzi oltre i tempi classici della didattica:

il pomeriggio, il sabato, nei tempi di vacanza, in luglio e settembre.

— La Scuola Aperta è una struttura che si apre al quartiere, accogliendo anche altri cittadini e diventando un punto di aggregazione sociale.

— La Scuola Aperta è un luogo dove si realizzano percorsi di integrazione e inclusione per le comunità straniere e per chi ha bisogno di un’attenzione in più, a cominciare dagli alunni con disabilità, BES e dal contrasto alla dispersione scolastica.

— La Scuola Aperta è un’esperienza di sussidiarietà, con un nuovo protagonismo dei genitori, in netta controtendenza rispetto al declino della partecipazione delle famiglie nei tradizionali organi di rappresentanza collegiale.

— La Scuola Aperta è una comunità, dove le componenti che la abitano trovano nuove forme di relazione, improntate alla responsabilizzazione e

alla fiducia reciproca.

— La Scuola Aperta è un’alleanza fra scuola e territorio, dove la scuola cerca l’eccellenza e per farlo si apre al fundraising e ai finanziamenti privati, ma al tempo stesso fa rendicontazione sociale.

— La Scuola Aperta accetta la sfida delle Ict, delle nuove tecnologie, di una didattica innovativa che rompa l’inerzia di spazi e tempi che si ripetono identici a sé da secoli.

— La Scuola Aperta è un’esperienza di cittadinanza attiva, dove i giovani vengono educati alla cura dei beni comuni e dalla scuola escono per

prendersi cura dell’intero quartiere

L’esperimento promosso dal Ministero dell’istruzione è sicuramente interessante ed è appoggiato dal Comune di Milano, che da settembre costituirà un ufficio “Scuole Aperte”, che coordinerà, in sinergia con i Consigli di Zona, la gstione degli edifici scolastici e delle varie iniziative.

Creare una rete di scuole aperte servirà ad arricchirsi reciprocamente e a confrontarsi sulle soluzioni possibili per affrontare obiezioni, dubbi, problemi.  Per partecipare al progetto “Scuole Aperte” si può scrivere a: scuoleaperte@vita.it   hasthtag #scuoleaperte. Per segnalare esperienze di Scuole Aperte nel Comune di Milano è stata creata l'email: sbqv.scuoleaperte@comune.milano.it

martedì 18 marzo 2014

Case Vacanze: cosa ne sarà di Malcesine?

Lo sapete cosa sono le case vacanze?  Sono strutture di proprietà del Comune di Milano, situate in varie località di villeggiature italiane, che ospitano i bambini delle scuole di Milano per le  gite di  “Scuola Natura” durante l’anno scolastico oppure per le colonie durante le vacanze estive “Estate Vacanze”.
La proprietà delle case vacanza è avvenuta per lo più come donazione effettuata da cittadini facoltosi. Le  strutture, nate con scopo assistenziale in qualità di colonie assumono alla fine degli anni ’70, con il passaggio al progetto “Scuola Natura”, la valenza di luoghi che puntano sull’educazione più che all’assistenza dei piccoli ospiti, costituendosi quale spazio transizionale tra la famiglia e la scuola. “Scuola Natura” si pone quindi l’obiettivo di fornire, in qualità di agenzia formativa ed educativa, l’opportunità di svolgere esperienze significative per la formazione ed educazione dei bambini di Milano in un contesto immerso nella natura.
Durante il soggiorno i bambini possono svolgere gite nel territorio e laboratori esperenziali  (pittura, piccola falegnameria, ..) e sono affidati alle cure di educatori e animatori.
All’interno delle strutture lavorano sia personale di cooperativa che personale del  Comune di Milano, il quale sia per la conoscenza della struttura che del territorio accompagnano i bambini in questa loro esperienza.
Il costo per frequentare la struttura viene ribasato sulla dichiarazione ISEE per tenere conto del reddito delle famiglie e quindi per favorire il più possibile la partecipazione.
Vi invitiamo a visitare il sito del Comune per vedere le foto delle bellissime strutture.



ETA'


DAI
AI
MARE
PIETRA LIGURE (SV)
6
11
ANDORA (SV)
6
11
MONTAGNA
ZAMBLA (BG)
11
14
LAGO
GHIFFA (VB)
4
9
VACCIAGO
11
14
MALCESINE (VR)
4
8















Cosa è successo della struttura di Malcesine? Una di queste strutture è stata venduta dal Comune di Milano dopo essere stata ristrutturata a spese delle casse comunali ai tempi della giunta Moratti ... parliamo ovviamente di Malcesine. Per  la cui vendita ad un fondo immobiliare più altri affari Patrizio Mercadante (ex direttore del settore Educazione) è finito in carcere.
Ma qual’è la situazione ad oggi di Malcesine? La casa è tornata di proprietà del Comune di Malcesine che ha steso un progetto per abbattere la casa e farne un parcheggio per agevolare l’uso della vicina funivia, ma fino a quando il Comune di Malcesine non troverà i fondi per il progetto, è stata data disponibilità al Comune di Milano per l’utilizzo della casa in COMODATO D’USO GRATUITO fino a Luglio 2014. Il Comune di Milano, che a giorni uscirà con il programma Estate Bambini 2014, sembra aver escluso Malcesine dai propri servizi.
Ma perchè? Ci domandiamo noi. Visto che la richiesta di posti nelle case vacanze è in aumento ed in passato il Comune si è affidato a strutture private per soddisfare le richieste arrivando a spendere cifre forse superiori a quelle di gestione della casa. Non si potrebbe scommettere su questo storico servizio, che permette ai bambini di Milano di andare in villeggiatura in un ambiente protetto ed accogliente?

giovedì 13 febbraio 2014

ManifestoLab_2.0_5: L'uomo artigiano

Richard Sennett è professore di sociologia alla New York University ed alla London School of Economics. Forse architetti ed urbanisti lo conoscono come il “marito” di Saskia Sassen, che tanto ha studiato e scritto dei sistemi urbani. Nel 2008 Sennett ha scritto “L’uomo artigiano” che è una piccola bibbia. Parla di tante cose che ruotano appunto intorno all’idea dell’uomo artigiano, che “persegue per se e per la propria personale soddisfazione la ricerca dell’opera quasi perfetta, del buon lavoro fatto con arte, intelligenza, sapienza manuale e conoscenza”. Come fanno i nostri bambini quando imparano: senza secondi fini , solo per istinto evolutivo. Tanti sono i passaggi di questo libro che forniscono elementi di riflessione. 

Nel cap. 5 (La mano) Sennett parla della capacità di concentrarsi da piccoli come da grandi:

"(...) Per sviluppare la capacità di concentrazione , gli educatori cercano di interessare i bambini mentalmente ed emotivamente a una certa materia o argomento. L'ipotesi su cui si basano è che il coinvolgimento generi la concentrazione. Lo sviluppo a lungo termine delle abilità manuali dimostra invece il contrario: la capacità di concentrarsi per lunghi periodi viene per prima; soltanto quando il soggetto è in grado di concentrarsi riuscirà a coinvolgersi mentalmente ed emotivamente. La capacità di concentrazione fisica segue regole tutte sue, basate su come una persona impara ad esercitarsi, a ripetere le azioni e a imparare dalla ripetizione. (..)"

Nel cap. 6 ( Le istruzioni espressive) si parla della relazione tra i gesti e le parole nell’evoluzione biologica:

"(...) il movimento corporeo è il fondamento del linguaggio. (...) le categorie stesse del linguaggio sono create dagli atti intenzionali delle mani: i verbi derivano dalle mani in movimento, i sostantivi "afferrano" le cose con il nome e gli avverbi e gli aggettivi, al modo degli utensili usati dalla mano, modificano movimenti ed oggetti. (..) in questi studi si esplora come le esperienze del toccare e dell'afferrare conferiscano al linguaggio il suo potere direttivo.(...)"

In rete è disponibile la trascrizione della sua lezione magistrale tenuta a Bologna il 18 settembre del 2009.
Il suo blog lo trovate qui.

Dopo L'uomo artigiano Senneth ha pubblicato "Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione", sulle modalità della partecipazione. Spiega la sua visione in alcuni video, ad esempio qui e qui.

martedì 11 febbraio 2014

ManifestoLab_2.0_4: Gli spazi gioco di Aldo Van Eyck (AVE)

L'istinto dell'urbanista è quello di lavorare con le resistenze di confine. E' sui margini vivi che si sviluppano le abilità. Anche nella progettazione urbana si puo' introdurre volutamente l'ambiguità, escogitando luoghi in cui la gente si senta spaesata o smarrita. Amsterdam offre un esempio di ambiguità pedagogica.

Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale l'architetto AVE ed i suoi collaboratori (quasi tutte donne nell'ufficio parchi del municipalità) cominciarono a riempire gli spazi vuoti della città con ampi giochi: nei cortili ingombri di macerie e ferraglie, nelle banchine spartitraffico, negli slarghi di risulta e ai bordi delle strade.

Va detto che oltre a cogliere il momento specifico della ricostruzione questa decisione costituiva un cambiamento strutturale nelle abitudini cittadine, dove i parchi gioco erano sostanzialmente organizzati solamente in giardini privati, ad appannaggio dei soli ceti “nobili”. AVE, a 28 anni, ed i suoi collaboratori sgombrarono i detriti e livellarono il terreno; in certi casi colorarono i muri degli edifici adiacenti o vi dipinsero murales.

Il primo esperimento fu Bertelmanplein (1947)





Dal 1947 al 1955 progetto' 60 siti ed al termine della sua attività progettuale autonoma erano piu' di 700, alcuni sopravvissuti nel loro disegno originale.

Whatever time and space mean, place and occasion mean more.

A differenza dei parchi nelle strutture scolastiche , questi parchi gioco “tascabili” disseminati nella città erano invitanti anche per gli adulti: avevano comode panchine, vicino a caffè.

L'ambiente che non è adatto per il bambino non è adatto neanche per l'adulto.

AVE con i suoi progetti riuscì a trasformare lo “spazio” in “luogo” creando una situazione di transizione lavorando sui concetti contrapposti di luci ed ombre , vicinanza e lontananza, interazione e vuoto anziché sui materiali.

L'intento del progettista era di insegnare ai bambini a prefigurarsi ed a gestire le transizioni ambigue nello spazio urbano. L'intuizione importante fu proprio quella che tali ambiguità spaziali avrebbero indotto i bambini a rapportarsi gli uni con gli altri: i più piccoli ad esempio, appoggiandosi ai più grandi per alzarsi.

Buskenblaserstraat: ricavato tra due grandi arterie trafficate (per quanto allora possibile), la vasca della sabbia ben delimitata all'interno, lontana dalla strada, le attrezzature di arrampicata sono invece meno protette. Gli atti di collaborazione (guardare se arrivano macchine, lanciare urla per avvertimento diventavano azioni indispensabili per la sicurezza). Oltre ad avvisarsi reciprocamente dei pericoli i bambini definivano autonomamente e necessariamente le regole per gestire lo spazio in sicurezza, ad esempio a pallone. AVE quindi progettava luoghi/situazioni che stimolassero i giovani utenti a sviluppare l'abilità di prefigurarsi il pericolo e di gestirlo: non ha cercato di proteggerli con l'isolamento.
 


Van Boetzelaerstraat 1961:ricavato da uno spazio d'angolo in un quartiere di Amsterdam densamente popolato. Il progetto incorpora le case ed i negozi al di là della strada. Il traffico era intenso, la sera lo spazio era frequentato da giovani ed anziani. Questa differenza dei fruitori e dei modi d'uso (il gioco, il ciondolare, il riposarsi sulle panchine a parlare...) si organizzò autonomamente per una fruizione comune e pacifica. 

(qui le foto prima e dopo)



Il tutto non era stato lasciato al caso: alcuni accorgimenti tecnico progettuali avevano favorito il successo dell'operazione. Le panchine disposte in modo che i genitori potessero sorvegliare i bambini nel loro gioco: la gente mentre andava a fare la spesa , faceva sosta sulle panchine dando un'occhiata ai bambini senza interferire nel loro gioco. Altri invece tagliavano il campo da gioco per passare da un negozio all'altro, obbligando gli occupanti a condividere una violazione continua degli spazi. Non c'era una interazione verbale ma fisica tra le persone. Ancorchè apparentemente neutrale diventò invece un luogo di di convergenza di tutte le fasce d'età. 

Gli interventi sono più di uno spazio giochi, sono possibilità di incontri, di movimento , di creazione di pensieri ed idee.

Zeedijk è un’area gioco ancora esistente. 

  

Zaanhof appassiona per la sua semplicità


Un ultima riflessione interessante di AVE sul tema delle aree di gioco. Egli stesso studio e si occupo’ direttamente della design dei singoli elementi di gioco, concependoli come strumenti semplici che aprissero l’immaginazione di bambini. Il principio che adotto’ nel concepirli fu il seguente: “Not the plaything , but the child himself should move” (non l'oggetto ma il bambino deve muoversi). Da qui semplici volumi in pietra ed elementi tubolari in metallo che con la fantasia dei bambini venivano trasformati in mille avventure e sempre ricorrenti nelle aree gioco di AVE. 





Oggi, nei nostri parchi tutto questo è spesso molto diverso.




 




Elaborato sulle fonti: R. Senneth , L'uomo artigiano (2008) e playgrounddesigns.blogspot.com

lunedì 3 febbraio 2014

Tempo di iscrizioni a scuola!

Da oggi è possibile iscrivere i bambini alla scuola primaria e iniziano gli open day presso le scuole d'infanzia e i nidi del Comune di Milano.

Sul blog di Annamaria Testa di Internazionale di qualche settimana si trova un articolo su le "Novantacinque tesi sulla scuola" . E' uno spunto stimolante, per rivolgere il pensiero alla scuola in questo momento di scelta. Di seguito 12 di queste tesi per darvene un assaggio, ma il consiglio è di leggerli con calma e fare una riflessione su cosa possiamo fare per dare ai nostri figli la scuola che meritano:

53. Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati.

54. Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.

73. Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente.

74. Formare è diverso da uniformare.

75. Lasciami essere
curioso. Non obbligarmi a essere compiacente.

76. La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare
dagli errori.

77. La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte.

81. La scuola non può cambiare senza il supporto delle
famiglie.

82. Un buon modo per avere figli lettori è
leggergli storie quando sono piccoli.

83. Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti
libri in casa.

84. Sopperire alla mancanza di
carta igienica a scuola non basta.

85. …e non basta chiedere la (urgentissima!)
manutenzione delle scuole.
Buon lunedì a tutti e buone iscrizioni.