mercoledì 18 maggio 2016

Lettera ai candidati Sindaco dai genitori delle scuole di Milano

Cari candidati sindaco,

siamo genitori dei bambini che frequentano le scuole dinfanzia e i nidi comunali milanesi.
Con questa lettera aperta, alla vigilia delle elezioni, vorremmo chiedervi una presa di posizione politica e di programma rispetto ad alcune questioni che ci stanno a cuore.
Non sono molte, ma sono importanti per le famiglie e i loro figli:

1.        Il potenziamento del personale. Anche a causa di fattori esogeni e non direttamente dipendenti dalla volontà dellAmministrazione, come la crisi economica o il patto di stabilità,  l’organico è ridotto all’osso. Vediamo in dettaglio alcune criticità:
     Compresenza del personale educativo. Nelle scuole dinfanzia, in classi di 27/28 bambini, le due insegnanti sono presenti contemporaneamente solo durante il pranzo e il riposo. Questo non consente di realizzare nella mattinata progetti articolati, attraverso il lavoro in piccoli gruppi, e lo stesso può accadere nei nidi, dove non è raro trovare in orario di uscita una educatrice con 18 bambini.
     Lassegnazione effettiva del personale di supporto (DOA). Durante la gestione Moratti si era iniziato a “sgretolare” il famoso “Modello Milano” dei Servizi allInfanzia, che prevedeva uneducatrice aggiuntiva ogni tre sezioni, per permettere di gestire le cd. assenze temporanee. Attualmente la situazione sullintera città è abbastanza critica: le educatrici assenti spesso vengono sostituite in ritardo o non sostituite proprio, cosicché è frequente il ricorso  a smistamenti dei bambini in altre  sezioni; in qualche caso si addirittura arrivati alla chiusura parziale del servizio.
     Le insegnanti di sostegno per i bambini disabili. La nostra esperienza non è purtroppo positiva su questo tema: sembra che lAmministrazione faccia ostruzionismo nella concessione di personale di sostegno, attraverso percorsi burocratici infiniti, non accogliendo spesso le richieste di sostegno certificate in corso danno e mancando di trasparenza nella definizione delle effettive ore di sostegno che spettano ai bambini disabili. Inoltre, in questi anni si è verificato in alcuni casi (per fortuna pochi) che il sostegno sia stato accordato solo quando i genitori hanno adito le vie legali, passando il messaggio che si tenda ad accontentare chi alza maggiormente la voce.
     La gestione del servizio gratuito di allungamento dellorario base (9.00-16.00), in entrata (a partire dalle 7.30) e in uscita (fino alle 18.00), per i bambini di genitori che lavorano entrambi. La domanda negli ultimi anni è andata aumentando, a causa di dinamiche strutturali quali laumento del lavoro femminile, la destandardizzazione degli orari di lavoro, lassenza di un welfare sostitutivo familiare (i nonni sono sempre più anziani, oppure lavorano o, nel caso delle famiglie straniere, non sono presenti). Il servizio viene tuttavia garantito senza risorse aggiuntive (dallorganico base, a scapito delle compresenze), con forte  stress nellorganizzazione - in particolare in quei quartieri dove lutenza è costituita per lo più da famiglie di classe media o bassa, che non possono permettersi aiuti esterni. Riteniamo che questo servizio vada mantenuto, ed in alcuni contesti locali addirittura potenziato, non a scapito della qualità dellorario base, eventualmente valutando modalità di concorso economico da parte delle famiglie.
     Sostegno per i bambini stranieri neo-arrivati. Per la nostra esperienza non esiste alcun sostegno per l’inserimento dei bambini stranieri neo-arrivati e delle loro famiglie. Le educatrici, nel quadro già faticoso della diminuzione dei tempi della compresenza, si trovano a gestire la presenza in sezione di bambini con cui non riescono a comunicare nemmeno sui più elementari bisogni (mangiamo, ti scappa la pipì); ancora più difficoltosa la comunicazione con le loro madri neo-ricongiunte, che invece potrebbero invece trovare nella scuola un primo momento di integrazione. La situazione non è migliore alle scuole primarie, dove si assiste da anni a un progressivo taglio delle risorse dedicate (Poli Start, facilitatori  di apprendimento, mediatori culturali).
2.        La qualità del nuovo personale inserito nei servizi e la sua formazione è un altro aspetto che ci preoccupa: a fronte di una diminuzione complessiva del personale presente nei Servizi e della trasformazione di alcuni ruoli prima preposti al presidio pedagogico in figure prettamente burocratiche (ad esempio le PO, responsabili dei Servizi), riteniamo che sia necessario investire maggiormente nella preparazione e formazione del personale, sia per quanto concerne  l’aspetto pedagogico sia delle competenze (inglese, arti visive, musica) soprattutto quello di nuovo incarico.
3.        La revisione delle fasce contributive era stata indicato dallAssessorato come un obiettivo dellamministrazione che avrebbe permesso di raggiungere una maggiore equità. Attualmente la retta che le famiglie milanesi devono pagare per usufruire dei servizi allinfanzia comunali (asili nido e mensa) è ripartita in 4 fasce contributive, a seconda del reddito ISEE dichiarato, e nessuna revisione è stata fatta in questi quattro anni.  Per fare solo un esempio, per le stesse prestazioni il Comune di Torino prevede 25 fasce di reddito. Forse troppe, ma in un momento di crisi come lattuale, rimodulare le fasce permetterebbe di ripartire il peso contributivo in maniera più efficace ed equa, a favore  in particolare delle famiglie con redditi medi. Attualmente la fascia massima è prevista per ISEE da 28.000 euro a infinito, ed è del tutto evidente la differenza nella capacità di spesa che passa tra una famiglia ISEE 28.000 e una ISEE 50.000 o più
4.        Rischi di ghettizzazione e squilibri nel rapporto domanda/offerta tra le varie sedi. A livello micro-locale si rilevano dinamiche di evitamento, a seguito della cattiva reputazione delle scuole e/o dellutenza. La rilevazione della soddisfazione dellutenza (customer satisfaction) e la rivisitazione dei bacini di utenza, spesso promesse dallAmministrazione, e indispensabili per avere una analisi seria delle principali problematiche e per migliorare la qualità dei servizi, non sono mai state  realizzata in modo capillare e quantitativo.
5.        La Food policy di Milano e la ristorazione scolastica. In occasione di EXPO il Comune di Milano ha profuso parecchie energie per stabilire delle linee guida in tema di alimentazione sicura e sostenibile. Tuttavia a fronte di questo impegno pubblico il settore della ristorazione scolastica sembra essere rimasto ai margini dellagenda politica. Molto c’è ancora da fare per rendere più efficaci i capitolati con Milano Ristorazione, per far sì che il cibo consumato dai nostri bambini risponda effettivamente a criteri di maggiore sostenibilità (filiera corta, produzione locale, biologico, distribuzione, corredo-pasto). Se pensiamo che Milano Ristorazione gestisce ogni giorno una media di 85.000 pasti ci rendiamo conto di quanto sia importante - sul piano della qualità, delleducazione alimentare e degli impatti sullagricoltura locale e la sostenibilità - agire su questo terreno.
6.        Soluzioni estive di qualità per i bambini. Scuole che finiscono a inizio giugno e riprendono a metà settembre; nonni che lavorano, sono troppo anziani o vivono nei paesi di origine; mamme che sempre meno sono casalinghe. In questo quadro, paradossalmente, l’offerta di case vacanza (le famose colonie!) del Comune è andata progressivamente diminuendo, mentre l’offerta da parte privata di campi estivi è cresciuta di pari passo, ma a costi spesso proibitivi (un campo di 5 giorni in città orario 9.00-17.00, con pranzo portato da casa, costa mediamente intorno ai 200 euro). Per le famiglie meno agiate o con più di un figlio, l’unica alternativa resta l’oratorio. Pensiamo che sia necessario potenziare l’offerta comunale laddove possibile e/o pensare a strumenti di sostegno alle famiglie per l’accesso al privato.
Chiediamo in sostanza l'impegno della futura amministrazione per garantire, migliorare e potenziare il Modello Milano dei servizi all’infanzia. Un modello basato sull’idea - confermata ormai da numerosi studi internazionali che rilevano l’importanza del periodo prescolare nello sviluppo del bambino -  che questi debbano essere servizi educativi e formativi per i bambini, e non servizi assistenziali per le famiglie e le donne che lavorano. Un modello basato sulla motivazione e la qualità del personale e sulla sperimentazione di innovazioni che poi divengono strutturali. Un modello inclusivo, tanto più importante in una società multiculturale in cui la scuola è uno dei principali luoghi di integrazione sociale. Un modello che è stato motivo di orgoglio per la nostra città, riconosciuto in Italia ed all’estero, e che oggi è un elemento imprescindibile per la crescita del capitale umano della nostra città e del nostro Paese.
Grazie per lattenzione. Siamo certi sia di una vostra risposta, sia di una reale presa in considerazione, ora e in futuro, delle nostre argomentazioni.


I genitori di CHIEDOASILO

giovedì 31 marzo 2016

Manifesto - agg. 2016 : “Che cosa hai chiesto a scuola oggi?” 

Il prossimo 2 aprile sarà la giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo. Solo i protagonisti hanno titolo per parlarne e certo - oltre all'annuncio -  poco possiamo fare con le righe scritte di questo blog. 

Solo il caso ha fatto riemergere dal passato - proprio in questi giorni - la biografia di Richard Feynman. Vi si racconta quando nel 1964 lo scienziato – attento padre dei suoi due figli - fece parte della commissione pubblica incaricata di scegliere i libri di testo di matematica per le scuole californiane, proprio negli anni della “nuova matematica in campo pedagogico”.

Sono pagine bellissime (come tutto il racconto della sua vita), di cui trascriviamo qualche estratto:

“ Feynman sostenne dinnanzi agli altri commissari che gli insiemi, così come venivano presentati nei nuovi libri di testo, erano un esempio di pericolosissima pedanteria: nuove definizioni fini a se stesse, un modo perfetto di introdurre parole anziché idee. Il linguaggio specializzato andrebbe usato solo laddove realmente necessario, e il particolare linguaggio della teoria degli insiemi non è mai davvero necessario. Scoprì che i manuali non coprivano quelle aree in cui il contributo della teoria degli insiemi andava al di là delle definizioni, ad esempio nella comprensione dei diversi gradi di infinito. Egli sosteneva che fosse di importanza fondamentale operare una distinzione tra linguaggio chiaro e linguaggio preciso. I manuali ponevano l'enfasi sul linguaggio preciso (…) e separavano il simbolo dall'oggetto reale. (…) “

“Tu puoi conoscere il nome di un uccello in tutte le lingue del mondo, e quando avrai finito, non saprai assolutamente nulla per quanto riguarda quell’uccello... Allora guardiamo l’uccello e vediamo cosa sta facendo - questo è ciò che conta. Ho imparato molto presto la differenza tra il conoscere il nome di qualcosa e conoscere quel qualcosa.”

E ancora:

Feynman propose che i bambini del primo anno imparassero a fare addizioni e sottrazioni più o meno come egli elaborava complicati integrali: liberi di scegliere qualsiasi  metodo apparisse appropriato al problema in questione. Un precetto della nuova filosofia pedagogica era “non importa la risposta, purchè il metodo usato sia quello giusto”. Per Feynman nessuna filosofia pedagogica avrebbe potuto essere più sbagliata. La risposta è tutto, egli diceva. Dobbiamo eliminare la rigidità di pensiero. Dobbiamo permettere alla mente di vagare liberamente mentre cerca di risolvere i problemi. Meglio avere un'intera valigia di trucchetti che un qualsiasi metodo ortodosso. Questo insegnava ai suoi figli. E le scorciatoie che insegnava loro, gli creavano parecchi problemi con gli insegnanti.


Richard Feynman era un genio, vinse il premio Nobel per la Fisica nel 1965. Riscrisse i concetti dell'insegnamento della fisica , i famosi libri rossi - The  Feyman Lectures on Physics Divenne famoso proprio per la sua personalità fuori da ogni regola: diceva cose che nessuno scienziato avrebbe mai pensato, suonava i bonghi, faceva il giocoliere, partecipava alle feste. Come dissero in tanti, aveva una mente straordinaria.

venerdì 28 agosto 2015

A proposito dell'anticipo scolastico

Sentiamo parlare in maniera ciclica delle polemiche relative all'anticipo scolastico e di un'eventuale cambiamento della durata dei diversi cicli scolastici.
Vogliamo proporvi un'interessante articolo comparso sul blog della dottoressa Rossella Grenci, la quale propone i sette punti che ogni genitore dovrebbe tenere in mente prima di prendere la decisione di far affrontare al proprio figlio la scuola primaria in anticipo:

1 il sesso del bambino: è scientificamente provato che le bambine parlano prima e meglio;
2 la frequenza alla scuola dell’infanzia;
3 l’autonomia dimostrata dal bambino;
4 facilità a mantenere l’attenzione eseguendo sequenze di ordini;
5 la capacità di ascolto e di attenzione;
6 la sua reale età cronologica;
7 la presenza di un disturbo di linguaggio ancora attivo.
 
Fondamentale in questa valutazione confrontarsi con l'educatrice del proprio bambino, tenedo comunque presente che aspettando aumentano le probabilità che un bambino affronti più facilmente l'ingresso alla scuola primaria.
 
Per quanto riguarda gli aspetti legislativi l'unico baluardo imprescindibile è che si tengano presente i bisogni dei bambini e non i meri calcoli economici, ma questo si sa vorrebbe dire fare le leggi importanti non ponendo la fiducia, ma dibattendo e confrontarsi con insegnanti e cittadini.
Voi cosa ne pensate?
 

venerdì 27 marzo 2015

Campus settimanali Estate 2015 - Intervista all'Assessore Cappelli

Da qualche giorno serpeggia il panico tra i genitori che si apprestano a pianificare l'estate dei propri figli nel periodo di chiusura delle scuole. Come oramai in molti saprete  quest'anno il Comune di Milano non ha fatto menzione, nella circolare di iscrizione Estate 2015, dei consueti campus, che coinvolgevano i ragazzi delle medie a giugno e luglio e i bambini della primaria a fine agosto e inizio settembre prima dell'apertura delle scuole. La proposta permetteva, alle famiglie, di far frequentare ai bambini strutture private, che organizzavano iniziative a carattere sportivo o culturale, sfruttando la sovvenzione economica del Comune.

Per capire come mai di questa modifica, abbiamo contattato l'Assessore all'Educazione e all'Istruzione Francesco Cappelli.
L'Assessore ci ha confermato la scelta del Comune di tagliare i campus  settimanali, spiegandoci la volontà di trovare soluzioni alternative per venire in aiuto alle famiglie: entro fine aprile dovrebbe essere pubblicato un bando, che sfrutterà i 700'000€ stanziati grazie alla legge 285 sul finanziamento del diritto allo studio e la sostenibilità delle attività di formazione per l’infanzia e l’adolescenza.

Il bando dovrebbe essere accessibile alle associazioni dei genitori e associazioni del territorio, che potranno usufruire del finanziamento, per istituire dei campus o iniziative a supporto delle famiglie nel periodo di chiusura delle scuole con la condizione, che queste vengano svolte all'interno delle scuole. Questa proposta vuole sfruttare il principio delle Scuole Aperte promosso dal MIUR.

Abbiamo segnalato che le Associazioni di Genitori non sono sempre costituite legalmente, ma l'Assessore ci ha assicurato, che stanno studiando una soluzione secondo cui, tramite gli 'Istituti Scolastici possano essere coinvolte tutte le scuole. Rimangono comunque una serie di considerazioni di natura di gestione delle pulizie degli spazi scolastici, che spesso scoraggiano queste iniziative. Inoltre si rischia che un'iniziativa a partecipazione "volontaria" e non organizzata con grande anticipo non favorisca la corretta distribuzione delle iniziative sul territorio.

Fatto centrale in questa situazione è il bisogno delle famiglie di avere delle proposte valide per l'organizzazione familiare in attesa dell'apertura delle scuole e certamente il taglio ai campus settimanali è un duro colpo. A questo proposito segnaliamo, che a questo link, alcuni genitori stanno iniziando a raccogliere le firme per chiedere la reintroduzione dei campus settimanali.

lunedì 23 marzo 2015

I bambini non sono merci da consegnare!

Da curiosa ed appassionata websurfer appena visto l'avviso, ho recuperato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) preparato sotto la guida del giovane Assessore Maran.
La curiosità era tanta viste le energie messe in campo in questi pochi anni di gestione dalla nuova amministrazione.

Il documento è un bel manuale completo, ricco di spiegazioni e numeri. I commenti potrebbero essere molti e differenziati, ma ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione di venerdì 20 Marzo in Consiglio di Zona 8 e, confesso, mi sono risparmiata una zelante e completa lettura delle 362 pagine del documento di progetto, concentrandomi sulle parti che più mi interessavano. 

Il Piano prospetta la strategia VISION ZERO, dall'esempio del sindaco di New York, che unisce le attività di controllo e di sicurezza a quella del disegno progettuale del livello zero (ovvero il piano campagna dove si articolano i flussi in movimento).

Il Piano promuove in linea strategica la mobilità sostenibile prevedendo un rafforzamento delle linee di trasporto pubblico, di postazione di bikesharing, di introduzione di nuove zone a traffico calmierato e di implementazione dei raggi verdi. Loda le iniziative diffuse sul territorio che promuovono la mobilità scolastica con modi sostenibili (bicicletta e piedi ).

La realtà di oggi monitorata dai dati di Piano non è tuttavia entusiasmante: solo 3% delle famiglie ha partecipato all'indagine Pedibus ed i progetti car free (chiusura temporanea del tratto stradale antistante la scuola negli orari di ingresso/uscita principali) riguardano solo l'1.4% delle scuole.

Consapevole di questo risultato parziale, il Piano indica una strategia di intervento istituendo una struttura operativa finalizzata alla redazione di proposte di intervento riferite alle singole scuole. Ad ora sono individuati due organi di lavoro: il Gruppo di coordinamento interassessorile deputato al coordinamento, alle attività di advocacy presso le scuole e con ruolo di controllo e validazione delle attività svolte dai 9 gruppi di lavoro operativo (uno per zona di decentramento).

Dopo aver vissuto tante analoghe esperienze (in realtà dimensionalmente minori) nel condurre presentazioni pubbliche di piani elaborati, è stato istruttivo trovarmi da cittadina – con sufficiente competenza – ad ascoltare quanto veniva raccontato in generale e con focus su zona 8.

La prima sensazione, persistente per tutta la durata della presentazione, è stata la grande distanza fra gli interlocutori ed il pubblico. La platea ascoltava interessata ed educata, ma il divario tra domande e risposte era incolmabile. Questo è comprensibile: parliamo di un Piano della Mobilità per una città da quasi 1.4 milioni di abitanti, che già oggi (prima della trasformazione in città metropolitana) somma più di 5 milioni di spostamenti nel giorno medio feriale. Se giustamente un Piano di Mobilità getta le basi strategiche per la dotazione infrastrutturale e gli obiettivi, molto ancora manca per finalizzare i traguardi nelle unità di quartiere.

L'accusa di mancanza di partecipazione con il territorio, avanzata da alcune istanze, non rappresenta necessariamente una polemica politica ma l'evidenza – a mio avviso - di una criticità nel metodo di lavoro. Se da un lato non è credibile che un PUMS entri nel dettaglio di aspetti locali proprio perchè di area vasta e con indirizzi strategici (e quindi è sbagliata in sè la modalità di incontri di presentazione del piano), bisogna prendere atto che la delega di connessione con il territorio, demandata ai consigli di zona, non sta funzionando, nonostante il grande impegno profuso da alcuni consiglieri.

La zona 8 (che meglio conosco) raccoglie in un unico confine realtà diverse ed ugualmente importanti: il Gallaratese, Quarto Oggiaro e una porzione di zona semicentrale: tutte con istanze, dinamiche, interlocutori e condizioni di riferimento spesso divergenti. L'istituire un gruppo di lavoro per piani di mobilità scolastica, incernierati sempre sul nodo dei consigli di zona puo' rivelarsi solamente una perpetuazione degli errori già commessi.

La scuola che frequentano i miei figli non ha partecipato alle iniziative pedibus e siamonatipercamminare, eppure ha ottenuto una zona carfree temporanea (con tutte le polemiche del caso) e mediamente più del 50% dei bambini non viene accompagnato in auto.
Il pedibus nasce spontaneamente, come un lento corteo che si ingrossa avvicinandosi a scuola. Chi con la bicicletta, a piedi, con skate o monopattini, ritrova amici e compagni sul proprio percorso.

In questi mesi invernali, la linea autobus sostitutiva del tram lungo via Mac Mahon, si trasformava in uno scuolabus, con appuntamenti, corse, attese e gare con chi procedeva a piedi.
Le mamme con un impegno urgente ed imprevisto affidano i bambini agli amici di turno che passano in quel momento davanti al portone e si accordano per la merenda al parco dopo l'uscita scolastica.
Al passaggio si monitora la condizione dei marciapiedi e degli attraversamenti, spesso devastante nonostante i continui interventi. Volti sconosciuti vengono individuati e controllati a distanza dai genitori. I bambini si dettano le regole – che ben conoscono - fra loro.
Davanti a scuola i gruppi delle classi si riuniscono per entrare insieme, chi ha ancora i genitori presenti dà un fugace ed imbarazzato bacio sulla guancia e corre in classe; chi è stato lasciato in affido riceve una carezza ed un augurio di buona giornata dal genitore affidatario occasionale.

All'uscita, quando piove, chi ha un auto provvede ad un spontaneo carpooling. In caso di bel tempo e di mancanza di impegni pregressi, si inizia a smangiucchiare una merenda e ci si accorda per il trasferimento ai giardini di zona. Qualche mamma approfitta per lasciare il figlio e correre a fare la spesa o preparare una lavatrice.

Dubito che tutto questo possa essere esaminato da un Piano della Mobilità Scolastica, perchè è vita vera, di quartiere, di affetti , di condivisione e di rispetto per le persone e le cose.
Ed uno schema partecipativo premodulato non potrà mai cogliere la bellezza e l'entusiasmo di quei “percorsi casa-scuola” che diventano un esperienza di gioco, di incontri. A volte di studio, con la ripetizione della lezione prima della verifica. O nel saluto ai commercianti di via al passaggio quotidiano dei bambini. O del portiere del palazzo, che rincorre per gioco i bimbi con la canna dell'acqua mentre pulisce il marciapiede. O ancora il canto sull'autobus de “La leggenda del Piave” che fa commuovere le nonne sedute, che la guerra l'hanno vista con i loro occhi di bambine.

Queste sensazioni positive colmano il cuore di chi ha la fortuna di vivere questi momenti di incontro e rendono sopportabile (o meglio dire meno urgente) la mai soddisfatta richiesta di percorsi ciclabili (anche condivisi, ma frequentabili in sicurezza), di attraversamenti pedonali protetti, di rastrelliere per il parcheggio, di zone verdi lungo strada, di un trasporto pubblico efficiente, di muri puliti, di attività di quartiere, di marciapiedi senza buche (che rompono gli zaini trolley).

Pianificare tutto questo significherebbe umanizzare un modello statistico. Mi chiedo quindi: è possibile? Magari si, ma la strada più semplice potrebbe essere quella del buon senso (e suggerita in molti manuali): creare quartieri che offrano le opportunità per una vita sostenibile e di condivisione, nella mobilità come nei consumi e nelle relazioni. E utilizzare gli automi cellulari per modellizzare oggetti anzichè i nostri bambini.



mercoledì 12 novembre 2014

ELEZIONI DEL CONSIGLIO DI UNITA’ EDUCATIVA

Cari genitori, le elezioni si svolgeranno

MARTEDI’ 2 DICEMBRE DALLE ore 8.00 alle 18.00 presso il vostro servizio.
Il Consiglio di Unità Educativa ha tanta più forza quanto più numerosi sono i candidati e gli elettori che esprimono il voto, perciò

SIETE TUTTI INVITATI A CANDIDARVI E A VOTARE!!!
Ma che cos’è il Consiglio di Unità Educativa??

Il Consiglio di Unità Educativa (o Consiglio Scuola), è composto da genitori (possono candidarsi tutte le mamme e i papà dei bambini iscritti), educatori, personale ausiliario proveniente dalle scuole afferenti, dalla Dirigente della U.E. stessa e da un rappresentante del consiglio di zona ed è l'organo che:
  • definisce il "senso di marcia" dell’U.E.; 
  • redige il suo regolamento interno; 
  • valuta l’offerta formativa delle scuole afferenti e adotta iniziative di arricchimento della stessa; 
  • promuove lo sviluppo delle relazioni genitori – educatori – scuola e il radicamento della stessa U.E. sul territorio come comunità educativa; 
  • verifica il rispetto degli standard di qualità richiesti dalla Carta dei Servizi all’infanzia; 
  • supervisiona il servizio di refezione scolastica coordinandosi con le Commissioni Mensa delle scuole afferenti; 
  • Può attivare attività extrascolastiche proposte dai genitori e intervenire sugli orari del servizio (pre e post scuola). 
E’ quindi un organo estremamente importante per determinare la qualità dei Servizi Educativi a cui afferiscono i nostri bambini, e noi genitori possiamo offrire un valido contributo!!!

Le candidature dei genitori vanno presentate entro Venerdì 14 novembre ore 12.00. Richiedete i moduli alla vostra PO!

giovedì 23 ottobre 2014

Grossista per tutti? Ovvero come scegliere un fornitore di penne a sfera quando ti servono le tempere a dita

Immaginiamo che un grosso Comune decida di fare un appalto per le forniture d’ufficio. Queste forniture ricadono nel generico mondo della cancelleria, quindi riguardano sia gli uffici che le scuole d’infanzia e i nidi in gestione al medesimo Comune.

Ovviamente la scelta del fornitore è stata fatta tramite gara d’appalto perché così dicono i sacri crismi della Pubblica Amministrazione. Peccato che il suddetto fornitore risulti abbastanza caro e peraltro abbia a catalogo grande abbondanza di penne a sfera (alcune anche con i disegnini dei cartoni animati), ma manchi di pennarelli, tempere, colori a dita e pennarelloni per preparare i cartelloni affissi nei graziosi corridoi delle scuole.
Immaginiamo che, alla telefonata della direttrice di un nido di questa grande città, il grossista risponda che in effetti un catalogo specifico per l’infanzia loro non lo hanno, ma che lo costruiranno man mano … Ma siamo a ottobre e tutti sappiamo che le scuole stanno iniziando a fare gli ordini per i lavoretti di Natale, figurarsi la fame di materiale di consumo quotidiano. 

Che cosa succederebbe allora? Forse la direttrice del Nido inizierebbe a disperarsi e a racimolare soldi dai genitori per comprare l’indispensabile per far lavorare i bambini. Magari qualche maestra tirererebbe anche fuori di tasca propria un po’ di soldini per gli acquisti.
Immaginiamo, ma speriamo che questo non succeda a Milano vero? Oppure sta succedendo proprio adesso?
A volte diamo per scontato che la testa di un'Amministrazione sia pensante e non un automa. Nel caso però lo fosse (un automa), chiedere che accenda il cervello è un nostro diritto di cittadini.