E' del 20 settembre la notizia che il Comune vuole ridurre di 1,2 milioni di euro (sui 3,6 inizialmente previsti per le strutture per l' infanzia paritarie) i contributi alle scuole materne private. Il fronte delle materne private si mobilita. Secondo don Michele Di Tolve, responsabile della pastorale scolastica per la Diocesi ambrosiana «Quanto prospettato metterebbe in seria difficoltà molte famiglie degli alunni e tanti lavoratori delle scuole paritarie, che fanno parte del sistema integrato dell’educazione». [...] Michele Ricupati, presidente dell’Agesc l’Associazione genitori scuole cattoliche di Milano dice «Ci mobiliteremo: per far tornare i conti comunali non si può tagliare sugli asili. Così, le scuole cattoliche potranno accogliere solo chi può pagare la retta, mentre scuola pubblica può prendere ricchi e poveri». (Fonte La Repubblica 20 settembre)
Pochi giorni dopo i segnali della marcia indietro. Il 23
settembre si tiene un incontro fra Assessore e varie sigle della realtà delle
materne private (per inciso, per il “fronte" scuola pubblica c’è l'Age, la cui
rappresentatività nelle scuole dell'infanzia è nulla, e NON la Rappresentanzacittadina dei genitori eletti). Secondo il comunicato le associazioni e l’assessore
hanno condiviso che «E’ necessario avere più cura delle fasce deboli della
popolazione e che scuole comunali e paritarie fanno parte dello stesso sistema
integrato». (Fonte La Repubblica 25 settembre) Parole riprese dal
responsabile scuola regionale del PD, Marco Campione, che difende la
marcia indietro del Comune appellandosi alle pari opportunità educative per
tutti i bambini (leggi tutto). Spiega infine Cappelli «Dall' anno prossimo non ci saranno più
finanziamenti a pioggia come in passato, ma fondi alle singole famiglie che
hanno problemi economici e che vogliono mandare i figli negli asili privati».
Come genitori delle scuole materne comunali rimaniamo
perplessi.
1) Sistema integrato. Ma
di quale sistema integrato si sta parlando? Se materne pubbliche e private
facessero parte di un sistema integrato non ci dovrebbe forse essere una
graduatoria comune e comuni criteri di accesso, come avviene fra nidi comunali
e accreditati? E forse anche un minimo di integrazione sui POF?
2) Fasce deboli e pari
opportunità. Nelle materne e nei nidi di Milano, è noto, non c’è posto per
tutti. Restano fuori i figli dei disoccupati, di quelli che lavorano in nero,
delle madri che hanno perso il lavoro perché incinta. Famiglie che hanno meno
punti in graduatoria perché i criteri di accesso, dovendo di fatto selezionare
a chi assegnare una risorsa scarsa, avvantaggiano (per così dire) i figli dei
lavoratori full time (di cui nessuno si può occupare), dando poi sempre meno
punti al diminuire dell’impegno lavorativo dei genitori (un genitore part
time, due part time, un non occupato, due non occupati). Pensiamo davvero di
aiutare queste fasce deboli attraverso il sostegno alla materna privata? Parliamoci
chiaro: per andare ad una materna privata, è vero, non occorre essere ricchi
sfondati, certamente però occorre avere un reddito che consente di investire almeno
qualche centinaio di euro mensili per la scuola materna. E allora diamo alle
parole il giusto peso: tutt’al più coi fondi alla materna privata o con i buoni
scuola aiutiamo – cosa assolutamente legittima – il ceto medio in crisi.
3) Ceto medio in crisi che
spesso sceglie il privato perché la qualità delle materne comunali è messa a dura prova. Pochi soldi. Decine di scuole in attesa di manutenzione straordinaria e ordinaria.
Nuove sezioni aperte a scapito delle sale nanna, degli spazi per la psicomotricità
(che poi le famiglie che se lo possono permettere fanno a pagamento), delle zone pranzo.
Immaginatevi 27 bambini costretti a dormire, mangiare, giocare in un’aula di
medie dimensioni. Pre e post scuola garantiti a scapito delle ore di compresenza,
con maestre e genitori che ti guardano male se non hai la nonna o un lavoro che
finisce alle 15 e non puoi permetterti la baby sitter. Compresenze al
minimo, a scapito della qualità della
didattica. Scuola estiva nel mese di luglio garantita solo alle famiglie in cui
lavorano entrambi i genitori. Case vacanza – valvola di sfogo per le famiglie
che la vacanza via da Milano non se la possono permettere - tagliate. Davvero
non sapevamo cosa fare di 1,2 milioni di euro?
4) Buoni scuola. In che
modo i fondi alle singole famiglie di cui parla Cappelli si differenziano dal buono scuola
regionale istituito da Formigoni oltre dieci anni fa e contro il quale è stato
proposto ricorso al Tar?
Insomma, per concludere,
ben venga un sistema integrato, se questo può permettere di aumentare
l'offerta a costi ragionevoli per il pubblico. Ma che sia un sistema davvero
integrato, con comuni criteri di accesso e graduatoria comune. Il che significa,
per fare solo un ad esempio che riguarda le famose fasce deboli, garanzia che
le tutte le private accettino i cosiddetti casi problematici: i bambini disabili, quelli appena ricongiunti e non sanno l'italiano, i casi sociali... bambini che costano
di più e spesso vengono scaricati sul pubblico.
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