lunedì 10 dicembre 2012

Riflettiamo insieme sulla Circolare iscrizioni


I referenti comunali hanno chiesto ai rappresentanti degli ex Poli presenti nell'ultima riunione sulla Carta dei Servizi (4 dicembre 2012) di confrontarsi per la definizione della nuova Circolare iscrizioni.

L'opportunità è molto interessante, ma complessa. Per quanto avvenuto negli anni precedenti, siamo coscienti che non sarà possibile accontentare tutti e non abbiamo dati e conoscenze precise, come negli uffici comunali dovrebbero invece avere, per valutare in anticipo le ricadute di certe scelte piuttosto che altre. Riteniamo, inoltre, che sia dovere del Comune sviluppare la Circolare e compiere le scelte critiche, stimandone gli effetti e ricercando il miglior equilibrio, ma questo non toglie che possiamo portare le nostre esperienze di genitori alla discussione.

Già l'anno scorso alcuni di noi avevano sviluppato delle riflessioni in merito, e adesso potremmo suggerire degli spunti che il Comune potrà approfondire per considerare tanto il "vivere" quotidiano dei fruitori dei servizi quanto alcuni principi sociali e di convivenza inderogabili.

Sarebbe bello se la discussione si sviluppasse su questo forum. Ogni contributo è gradito, meglio se argomentato in modo da renderlo solido per la discussione.

3 commenti:

  1. Buongiorno, come delegazione genitori di Precotto noi abbiamo fatto le seguenti proposte all'amministrazione in merito ai criteri di assegnazione:

    - Ripristino del parametro di vicinanza alla struttura come elemento che garantisce un vantaggio in termini di punteggio (distanza in linea d’aria abitazione-plesso)

    - Ripristino del principio del ricongiungimento fratelli tra nido e materna, nido ed elementare, materna ed elementare (in termini di maggior punteggio)

    - Revisione del trattamento dei lavoratori part-time che ora si vedono assegnato un punteggio inferiore (esistono part-time orizzontali e verticali, su turni, fuori Milano, contratti a part-time con richiesta costante di straordinario…)

    - Obbligatorietà di accettare il primo posto disponibile, pena esclusione dalle graduatorie, in una delle strutture indicate in fase di iscrizione (se no non si indica la struttura se si sa già di non volerci mandare i propri figli)

    - Accessibilità costante alle graduatorie con pubblicazione periodica sul sito del Comune

    - Armonizzazione con le graduatorie delle scuole materne statali

    - Inserimento del principio che sia il punteggio l’elemento determinante le graduatorie, ossia non esistano elementi che garantiscano una precedenza assoluta (come il cambio residenza - ricongiungimento fratelli...) rispetto a chi è in attesa, secondo un principio di equità di trattamento. Vanno ovviamente escluse le situazioni che realmente necessitano di una priorità, come la disabilità o la presenza di bimbi affidati al Comune.

    - Garanzia di un punteggio superiore a quei bimbi del 2009 che risultino ancora in lista di attesa (ossia non hanno avuto accesso alla materna) che quindi o sono stati iscritti ad una scuola privata o affidati a tate/familiari.

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  2. Per quanto ho potuto riflettere, per la mia esperienza personale di genitore e per la competenza della mia professione sottoporrei i seguenti spunti:

    1) ripristino dei bacini di prossimità: questo approccio offre un vantaggio molteplice, per primo sulla mobilità, rendendo accessibile a piedi/in bici i plessi . Se l’amministrazione comunale si sta impegnando con nuovi criteri di mobilità sostenibile , strutturando un PUMS, come non considerare un tema fondamentale trattato anche nelle specifiche degli ecoquartieri (vedi LEED Neighbourhood) sia per la gestione della mobilità che per la creazione di comunità aperte ed inclusive . In secondo luogo (ma non meno importante) come recenti esperienze apparse proprio su questo forum, il bisogno dei genitori è di condivisione e familiarità; quindi cosa meglio che sostenere i contatti di prossimità. In generale l’urbanistica si sta orientando a sviluppare quartieri, inseriti in ambiti urbanizzati, ma in una qualche forma “autosufficienti”, senza che si sia obbligati ad allontanarsi per le diverse opportunità o necessità, ma che garantisca attraverso una strutturata rete di trasporto pubblico gli spostamenti in tutta la città. Molto si puo’ dire e scrivere per argomentare queste misure, per semplicità, 2 fra tutti :
    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VGJt_YXIoJI e
    http://www.youtube.com/watch?v=6XRjatW_N9M) .

    2) ripristino dell’avvicinamento tra fratelli/sorelle nei servizi all’infanzia e nelle scuole primarie, senza penalizzare i figli unici, valutando anche la costruzione di un sistema di doppio punteggio: il primo per l’accesso al servizio , il secondo per l’individuazione del servizio.

    3) Il vincolo legato alla definizione di condizione lavorativa è da ritenersi oltremodo superato, orari delle professioni e luoghi sono oramai solo in minima parte prefissati. In più, spesso le madri con figli piccoli, che accedono per la prima volta ai servizi, sono reduci da una sospensione dell’attività professionale e quindi, si ritrovano – per forza – a specializzarsi in mamme, perdendo l’occasione di rientrare nel mondo del lavoro.

    4) In generale, le libertà di scelta sul servizio non devono essere negate ma subordinate ad una richiesta motivata ed alla disponibilità di posti. Se la necessità è reale, che ci sia modo di dare risposta (una volta esistevano forum per lo scambio di posti nei servizi). Per ridurre la tentazione di abbandono dei servizi non apprezzati l’amministrazione dovrebbe valutare possibili occasioni “a costo zero” di supporto e di cooperazione per ridare appeal al servizio ( Vedi l’esperienza “scuola aperta”).

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  3. Per la mia esperienza di sociologa urbana e di genitore, in estrema sintesi queste le principali riflessioni. La questione libertà di scelta vs bacino di utenza è molto complessa e rimando per questa anche alle argomentazioni esposte in modo più articolato in qs articolo scritto ai tempi dell’uscita della circolare 2012 http://www.arcipelagomilano.org/archives/author/barbara-borlini-francesco-memo

    1) bacini di utenza: attenzione perchè la circolare 2012 modificava il significato stesso di bacino di utenza. Prima a ciascun bambino residente di Milano era riconosciuto un "vantaggio"
    nell'accesso ad almeno due scuole di pertinenza, sulla base del riconoscimento di un punteggio-residenza che premiava le scelte di prossimità delle famiglie. Secondo le nuove regole, questo vantaggio decresce al crescere della distanza metrica dalla scuola. A parità di punteggio ha la precedenza chi abita a minore distanza dalla scuola– fosse anche di un metro. Ora, non essendo le strutture distribuite uniformemente su tutto il territorio, chi si trova per incolpevole sorte relativamente lontano da tutte le scuole è svantaggiato sistematicamente. Inoltre siccome la prossimità conta solo a parità di punteggio, potrebbe darsi il caso di scuole molto richieste, in cui riescono a entrare solo famiglie con molti punti, a prescindere da dove abitino.

    Queste considerazioni mi portano a ritenere che l'idea di bacino di utenza introdotta con la circolare 2012 sia da rivedere. Secondo me quella di prima era meglio, ma potrebbe esserci pure una terza via che non ancora individuata. Per esempio aree costruite in base all'idea di raggio di accessibilità, magari corretto nelle situazioni delicate per fare in modo di creare bacini social mix (e Milano si presta molto perchè il disagio spesso è condensato in pochi isolati, e non in grandi banlieu).

    2) bacini di utenza vs libertà: Io propendo per il bacino di utenza perchè lo trovo meno rischioso rispetto alla questione segregazione urbana. Con il bacino il rischio è la riproduzione nella scuola della situazione che c'è nel quartiere; ed è vero che una fetta di utenza, non potendo andarsene liberamente, potrebbe emigrare al privato. La maggioranza però resterà nella scuola di pertinenza, in primo luogo perché a prevalere nella maggioranza dei casi è sempre la default option. D’altra parte, se il comune impone di scegliere, ci saranno inevitabilmente fenomeni di fuga e attrazione. Le scuole considerate di serie B (passate il termine) verranno evitate, nel limite del possibile, non solo da coloro che nella situazione precedente sarebbero emigrati al privato, ma anche da molti altri (della serie per-me-andava-bene- ma-l'amichetto- è- andato-di-là e via dicendo). In cambio, potrei avere famiglie che scelgono quella scuola di serie B perchè attratte da una qualche sua risorsa. Ma quella scuola deve avere qualche risorsa, che so il verde, un qualche progetto innovativo molto bello, in altre parole ci deve essere stato un investimento pubblico in merito. Ma il più delle volte è vero il contrario: le scuole che hanno problemi, sono anche quelle lasciate a sè stesse.

    Insomma il principio del bacino può servire ad arginare le fughe per un pò di tempo, ma per lavorare contro la segregazione occorre poi che queste scuole siano aiutate a valorizzarsi.

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