Cari candidati
sindaco,
siamo genitori
dei bambini che frequentano le scuole d’infanzia e i
nidi comunali milanesi.
Con questa
lettera aperta, alla vigilia delle elezioni, vorremmo chiedervi una presa di
posizione politica e di programma rispetto ad alcune questioni che ci stanno a
cuore.
Non sono
molte, ma sono importanti per le famiglie e i loro figli:
1.
Il potenziamento del personale. Anche a causa di
fattori esogeni e non direttamente dipendenti dalla volontà
dell’Amministrazione,
come la crisi economica o il patto di stabilità, l’organico è ridotto all’osso. Vediamo in
dettaglio alcune criticità:
• Compresenza
del personale educativo. Nelle scuole d’infanzia, in classi di 27/28 bambini, le
due insegnanti sono presenti contemporaneamente solo durante il pranzo e il
riposo. Questo non consente di realizzare nella mattinata progetti articolati,
attraverso il lavoro in piccoli gruppi, e lo stesso può accadere nei nidi, dove
non è raro trovare in orario di uscita una educatrice con 18 bambini.
• L’assegnazione effettiva del personale di supporto (DOA). Durante la
gestione Moratti si era iniziato a “sgretolare” il
famoso “Modello Milano” dei Servizi all’Infanzia, che
prevedeva un’educatrice aggiuntiva ogni tre sezioni,
per permettere di gestire le cd. assenze temporanee. Attualmente la situazione
sull’intera città è abbastanza critica: le educatrici assenti spesso
vengono sostituite in ritardo o non sostituite proprio, cosicché è frequente il
ricorso a smistamenti dei bambini in
altre sezioni; in qualche caso si addirittura
arrivati alla chiusura parziale del servizio.
• Le insegnanti
di sostegno per i bambini disabili. La nostra esperienza non è purtroppo
positiva su questo tema: sembra che l’Amministrazione
faccia ostruzionismo nella concessione di personale di sostegno, attraverso
percorsi burocratici infiniti, non accogliendo spesso le richieste di sostegno
certificate in corso d’anno e mancando di trasparenza nella
definizione delle effettive ore di sostegno che spettano ai bambini disabili.
Inoltre, in questi anni si è verificato in alcuni casi (per fortuna pochi) che
il sostegno sia stato accordato solo quando i genitori hanno adito le vie
legali, passando il messaggio che si tenda ad accontentare chi alza
maggiormente la voce.
• La gestione
del servizio gratuito di allungamento dell’orario base
(9.00-16.00), in entrata (a partire dalle 7.30) e in uscita (fino alle 18.00),
per i bambini di genitori che lavorano entrambi. La domanda negli
ultimi anni è andata aumentando, a causa di dinamiche strutturali quali l’aumento
del lavoro femminile, la destandardizzazione degli orari di lavoro, l’assenza
di un welfare sostitutivo familiare (i nonni sono sempre più anziani, oppure
lavorano o, nel caso delle famiglie straniere, non sono presenti). Il servizio
viene tuttavia garantito senza risorse aggiuntive (dall’organico base,
a scapito delle compresenze), con forte
stress nell’organizzazione - in particolare in quei
quartieri dove l’utenza è costituita per lo più da
famiglie di classe media o bassa, che non possono permettersi aiuti esterni.
Riteniamo che questo servizio vada mantenuto, ed in alcuni contesti locali
addirittura potenziato, non a scapito della qualità
dell’orario
base, eventualmente valutando modalità di concorso
economico da parte delle famiglie.
• Sostegno per i
bambini stranieri neo-arrivati. Per la nostra esperienza non esiste alcun
sostegno per l’inserimento dei bambini stranieri neo-arrivati e delle loro
famiglie. Le educatrici, nel quadro già faticoso della diminuzione dei tempi
della compresenza, si trovano a gestire la presenza in sezione di bambini con
cui non riescono a comunicare nemmeno sui più elementari bisogni (mangiamo, ti
scappa la pipì); ancora più difficoltosa la comunicazione con le loro madri
neo-ricongiunte, che invece potrebbero invece trovare nella scuola un primo
momento di integrazione. La situazione non è migliore alle scuole primarie,
dove si assiste da anni a un progressivo taglio delle risorse dedicate (Poli
Start, facilitatori di apprendimento,
mediatori culturali).
2.
La qualità del nuovo personale
inserito nei servizi e la sua formazione è un altro aspetto
che ci preoccupa: a fronte di una diminuzione complessiva del personale
presente nei Servizi e della trasformazione di alcuni ruoli prima preposti al
presidio pedagogico in figure prettamente burocratiche (ad esempio le PO,
responsabili dei Servizi), riteniamo che sia necessario investire maggiormente
nella preparazione e formazione del personale, sia per quanto concerne l’aspetto pedagogico sia delle competenze
(inglese, arti visive, musica) soprattutto quello di nuovo incarico.
3.
La revisione delle fasce contributive era stata indicato
dall’Assessorato come un obiettivo dell’amministrazione
che avrebbe permesso di raggiungere una maggiore equità. Attualmente
la retta che le famiglie milanesi devono pagare per usufruire dei servizi all’infanzia
comunali (asili nido e mensa) è ripartita in 4 fasce contributive, a seconda
del reddito ISEE dichiarato, e nessuna revisione è stata fatta in questi
quattro anni. Per fare solo un esempio,
per le stesse prestazioni il Comune di Torino prevede 25 fasce di reddito.
Forse troppe, ma in un momento di crisi come l’attuale,
rimodulare le fasce permetterebbe di ripartire il peso contributivo in maniera
più efficace ed equa, a favore in
particolare delle famiglie con redditi medi. Attualmente la fascia massima è
prevista per ISEE da 28.000 euro a infinito, ed è del tutto evidente la
differenza nella capacità di spesa che passa tra una famiglia ISEE
28.000 e una ISEE 50.000 o più
4.
Rischi di ghettizzazione e squilibri nel rapporto
domanda/offerta tra le varie sedi. A livello micro-locale si rilevano
dinamiche di evitamento, a seguito della cattiva reputazione delle scuole e/o
dell’utenza. La rilevazione della soddisfazione dell’utenza
(customer satisfaction) e la rivisitazione dei bacini di utenza, spesso
promesse dall’Amministrazione, e indispensabili per
avere una analisi seria delle principali problematiche e per migliorare la
qualità dei servizi, non sono mai state realizzata in modo capillare e quantitativo.
5.
La Food policy di Milano e la ristorazione scolastica. In occasione
di EXPO il Comune di Milano ha profuso parecchie energie per stabilire delle
linee guida in tema di alimentazione sicura e sostenibile. Tuttavia a fronte di
questo impegno pubblico il settore della ristorazione scolastica sembra essere
rimasto ai margini dell’agenda politica. Molto c’è ancora da fare
per rendere più efficaci i capitolati con Milano Ristorazione, per far sì che
il cibo consumato dai nostri bambini risponda effettivamente a criteri di
maggiore sostenibilità (filiera corta, produzione locale,
biologico, distribuzione, corredo-pasto). Se pensiamo che Milano Ristorazione
gestisce ogni giorno una media di 85.000 pasti ci rendiamo conto di quanto sia
importante - sul piano della qualità, dell’educazione
alimentare e degli impatti sull’agricoltura locale e la sostenibilità - agire su questo terreno.
6.
Soluzioni estive di qualità per i bambini. Scuole che
finiscono a inizio giugno e riprendono a metà settembre; nonni che lavorano,
sono troppo anziani o vivono nei paesi di origine; mamme che sempre meno sono
casalinghe. In questo quadro, paradossalmente, l’offerta di case vacanza (le
famose colonie!) del Comune è andata progressivamente diminuendo, mentre
l’offerta da parte privata di campi estivi è cresciuta di pari passo, ma a
costi spesso proibitivi (un campo di 5 giorni in città orario 9.00-17.00, con
pranzo portato da casa, costa mediamente intorno ai 200 euro). Per le famiglie
meno agiate o con più di un figlio, l’unica alternativa resta l’oratorio.
Pensiamo che sia necessario potenziare l’offerta comunale laddove possibile e/o
pensare a strumenti di sostegno alle famiglie per l’accesso al privato.
Chiediamo in
sostanza l'impegno della futura amministrazione per garantire, migliorare
e potenziare il Modello Milano dei servizi all’infanzia. Un modello
basato sull’idea - confermata ormai da numerosi studi internazionali che
rilevano l’importanza del periodo prescolare nello sviluppo del bambino - che questi debbano essere servizi
educativi e formativi per i bambini, e non servizi assistenziali per le
famiglie e le donne che lavorano. Un modello basato sulla
motivazione e la qualità del personale e sulla sperimentazione
di innovazioni che poi divengono strutturali. Un modello inclusivo, tanto più
importante in una società multiculturale in cui la scuola è uno dei principali
luoghi di integrazione sociale. Un modello che è stato motivo di orgoglio per
la nostra città, riconosciuto in Italia ed all’estero, e
che oggi è un elemento imprescindibile per la crescita del capitale umano della
nostra città e del nostro Paese.
Grazie per l’attenzione.
Siamo certi sia di una vostra risposta, sia di una reale presa in
considerazione, ora e in futuro, delle nostre argomentazioni.
I genitori di CHIEDOASILO